Questa domenica noi de “L’altra Sciacca” abbiamo chiamato in causa, per questa rubrica, Luigi Pirandello, un uomo come noi, non solo siciliano, ma soprattutto “girgentano”.
Nacque nel 1897 a Càvusu, luogo che al momento della sua nascita aveva cambiato la sua denominazione originaria in “Caos”, (località attualmente parte del comune di Porto Empedocle, che a quel tempo apparteneva per metà al primo e per metà al comune di Girgenti, oggi Agrigento). Trascorse la giovinezza in Sicilia e vi si allontanò nel 1886 per iniziare gli studi accademici a Roma. Si laureò infine all’Università di Bonn in Filologia Romanza. Tornato in Sicilia, mise su famiglia. Il suo primo grande successo fu merito del romanzo “Il fu Mattia Pascal”, pubblicato nel 1904 e subito tradotto in diverse lingue. La critica non dette subito al romanzo il successo che invece ebbe tra il pubblico. Numerosi critici non seppero cogliere il carattere di novità del romanzo, come d’altronde di altre opere di Pirandello. Perché Pirandello arrivasse al successo riconosciuto si dovette aspettare il 1922, quando si dedicò totalmente al teatro. Rimase profondamente colpito dalla prima guerra mondiale e nel 1924 aderì al fascismo. Conseguì il premio Nobel per la letteratura nel 1934. Morì a Roma nel 1936.
Dal suo immenso repertorio di opere, tra romanzi, novelle e scritti teatrali, riportiamo di seguito alcuni passi che in qualche modo possono esplicare la grandezza immutata del pensiero di quest’uomo, nato a pochi passi da noi.
“La facoltà d’illuderci che la realtà d’oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall’altro ci precipita in un vuoto senza fine, perché la realtà d’oggi é destinata a scoprire l’illusione domani. E la vita non conclude. Non può concludere. Se domani conclude, è finita.”
“Rifiutare di avere opinioni è un modo per non averle. Non è vero?”
“Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch’io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com’egli l’ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!”
“Basta che lei si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crede, e tutti la prendono per pazza.”
“È molto più facile […] essere un eroe che un galantuomo. Eroi si può essere una volta tanto; galantuomini, si dev’esser sempre.”
“Trovarsi davanti a un pazzo sapete che significa? Trovarsi davanti a uno che vi scrolla dalle fondamenta tutto quanto avete costruito in voi, attorno a voi, la logica di tutte le vostre costruzioni.”
“Ciascuno di noi si crede “uno” ma non è vero: è “tanti”, signore, “tanti”, secondo tutte le possibilità d’essere che sono in noi: “uno” con questo, “uno” con quello diversissimi! E con l’illusione, intanto, d’esser sempre “uno per tutti”, e sempre “quest’uno” che ci crediamo, in ogni nostro atto. Non è vero!”