Sentitissima seduta del Consiglio Comunale di Bivona, aperto ieri sera all’intervento dei cittadini, delle associazioni e di tutti i sindaci contrari alla privatizzazione dell’acqua in provincia di Agrigento che non fanno mai mancare il loro apporto.
All’ordine del Giorno: le Problematiche relative all’ATO Idrico di Agrigento, il Referendum consultivo contro la privatizzazione dell´acqua (il prossimo 15 febbraio, infatti, a Bivona avrà luogo la consultazione referendaria, vero e proprio test per valutare la volontà popolare sull’argomento); la Proposta di modifica dello Statuto Comunale per la definizione dei servizi pubblici comunali privi di rilevanza economica; la Proposta di delibera per la ripubblicizzazzione del servizio idrico.
Erano presenti all’interno degli ampi locali del Cinema di Bivona, oltre all’On. Giovanni Panepinto, deputato regionale e sindaco del Comune montano, anche:
– Rosario Gallo, sindaco di Palma di Montechiaro e capofila dei Comuni contrari alla privatizzazione per la provincia di Agrigento;
– Domenico Giannopolo, sindaco del Comune di Caltavuturo e capofila dei Comuni contrari alla privatizzazione per la provincia di Palermo;
– Giovanni Cocciro, Assessore di Cologno Monzese capofila dei 140 Comuni lombardi contrari alla privatizzazione, che recentemente hanno ottenuto che il Presidente della Regione Lombardia, prendendo atto della profonda opposizione popolare alla legge che imponeva la privatizzazione della gestione del servizio idrico, modificasse la legge regionale, riaffermando l´autodeterminazione degli Enti Locali nella scelta di modalità di gestione;
– Tutti i Comuni che si oppongono alla consegna delle reti al gestore privato o, laddove sono state consegnate, che lottano per la ripubblicizzazione del servizio idrico, rappresentati dai loro sindaci, dai presidenti del Consiglio, assessori e consiglieri,
– I rappresenti del Forum Nazionale dei movimenti per l’acqua pubblica nelle persone di Barbara Grimaudo, Antonella Leto e l’associazione di Promozione Sociale L’AltraSciacca, capofila dei movimenti provinciali;
– Diversi esponenti del mondo politico saccense: i consiglieri Gianfranco Vecchio, Ezio Alfano e Santo Bono e il deputato regionale On. Vincenzo Marinello, segno che qualcosa sta cambiando e comincia a muoversi anche nella cittadina termale;
– Oltre 400 cittadini bivonesi, chiamati alle urne per la consultazione referendaria contro la privatizzazione dell’acqua che hanno fatto più volte sentire il loro supporto e sostegno alle iniziative del proprio consiglio comunale, manifestato con applausi di consenso;
I lavori consiliari sono stati introdotti dall’assessore di Cologno Monzese (Mi), Giovanni Cocciro, che ha illustrato la sua esperienza di lotta, vinta recentemente dal suo Comune e da oltre 140 sindaci lombardi. Sono proseguiti con gli interventi dei capigruppo consiliari bivonesi che, indipendentemente dallo schieramento politico di appartenenza, hanno manifestato la propria volontà di continuare la battaglia di civiltà per la ripubblicizzazione dei servizi idrici, hanno invitato i cittadini a fare altrettanto votando NO alla consultazione popolare (in programma per il prossimo 15 Febbraio a Bivona) e hanno sottoscritto, all’unanimità, l’impegno a continuare la resistenza contro la consegna delle reti cittadine.
A questi, hanno fatto seguito Domenico Giannopolo e Rosario Gallo, i due sindaci capofila delle province di Palermo e Agrigento. Quest’ultimo si era incontrato nel pomeriggio con l’Arcivescovo di Agrigento, Mons. Francesco Montenegro che ha dichiarato di schierarsi apertamente a favore della lotta dei sindaci per l’acqua pubblica in provincia di Agrigento.
Con l’intervento di Gallo e Giannopolo è stato evidenziato come in tutti i comuni delle due province siciliane in cui si è passati al gestore privato sono aumentati i costi a fronte di un servizio rimasto scadente o addirittura peggiorato.
Prima della chiusura dei lavori, spazio anche per l’Avv. Restivo, ex sindaco di Racalmuto, adesso curatore legale dei sindaci dell’agrigentino che hanno presentato ricorso contro i commissariamenti imposti dall’ARRA, che si è detto disponibile a relazionarsi con le Procure di Sciacca ed Agrigento per fornire loro dettagli sullo stato patrimoniale di Girgenti Acque e sulle modalità che hanno portato all’assegnazione della gara da parte del commissario nominato dalla Regione nonché a tutte le altre procedure anomale che vedono protagonisti l’ATO e Girgenti.
Con l’occasione, a testimonianza dei numerosi disservizi riscontrati nella provincia di Agrigento e alle reazioni della classe politica, documentate da una folta rassegna stampa, l’associazione L’AltraSciacca ha consegnato nelle mani di quest’ultimo, un dossier di oltre 600 pagine (dal novembre 2007 ai giorni d’oggi) che nei prossimi giorni sarà pubblicato sul nostro sito web e che sarà presentato alla Procura di Sciacca, come integrazione dell’esposto avanzato dall’amministrazione comunale contro Girgenti Acque per interruzione di pubblico servizio.
Il consigliere comunale di Sciacca, Avv. Gianfranco Vecchio ha colto l’occasione di questo incontro per testimoniare le varie denunce avanzate nella cittadina saccense contro l’ente Gestore, i disservizi, i costi esorbitanti riscontrati anche solo per i nuovi allacci alla rete idrica, le bollette comprendenti ancora gli illegittimi canoni di depurazione, non più dovuti. Intervento questo, prima dello scioglimento della seduta, che sancisce un impegno prossimo, anche a Sciacca, a sostegno della campagna per l’acqua pubblica.
E L’AltraSciacca annuncia l’imminente nascita di un movimento cittadino trasversale contro la privatizzazione dell’acqua che coinvolga tutte le realtà politico-sociali presenti sul territorio saccense: dai comitati di quartiere ai movimenti e partiti politici, dalle comunità religiose alle parrocchie, dalle associazioni agli enti, aperto anche ai singoli cittadini che intendono manifestare il proprio NO verso la privatizzazione di questo prezioso liquido. Tutti uniti, insomma, per un’acqua finalmente pubblica, affinché i costi siano sostenibili per tutti e nessuno debba essere privato (privatizzare=privare) di un bene essenziale per il sostentamento umano.