UNA BATTAGLIA DI CIVILTA’, DI DEMOCRAZIA E DI LIBERTA’


 

Ecco la trascrizione dell’intervento di Domenico Giannopolo, sindaco di Caltavuturo (Pa) e capofila dei sindaci contrari alla privatizzazione in provincia di Palermo durante il Consiglio Comunale aperto di Bivona dello scorso 4 Febbraio. Buona lettura:

Buonasera a tutti, con piacere ritorno nuovamente in questo Cinema a parlare dell’acqua pubblica.

Io ritengo che l’iniziativa del referendum che voi terrete (a Bivona) il prossimo 15 febbraio sarà un punto importante per far fare un avanzamento in Sicilia alla battaglia contro la privatizzazione dell’acqua. Perchè bisogna sapere che questa battaglia, purtroppo, è caricata sulle spalle di alcuni sindaci, di alcuni pregevoli Consigli Comunali che si sono espressi, di una parte del sindacato e di alcune associazioni che vogliono testimoniare con le proprie esperienze, con la propria battaglia, l’importanza di questo valore.

Le forze che fanno la politica, che smuovono il consenso, che organizzano prevalentemente la politica, purtroppo non ci sono, arrancano, bisogna pur dirlo. Io questo lo dico criticamente, lo dico autocriticamente se volete, perchè anche io ho un appartenenza politica. Ma quello che noi dobbiamo denunciare in Sicilia è l’assenza di un sistema politico che discute di queste questioni. Questo è il punto.

Ecco, perchè il referendum di Bivona è una importantissima iniziativa, perchè può servire a smuovere le acque. Ed io penso che questa iniziativa del referendum consultivo, che, come tutti sapete, non ha efficacia di carattere giuridico vincolante nell’organizzazione del servizio idrico ma, tuttavia, porta in sé un valore democratico di rappresentanza di cui, chi è chiamato a gestire questa vicenda, non può non tenere conto.

Perchè il referendum, se ci saranno una valanga di no nelle urne, se ci sarà un’alta affluenza, significherà che questa battaglia non è in capo ad alcuni sindaci e ad alcuni consiglieri comunali folli ed isolati, ad alcuni cittadini invisibili, o visibili che siano, che girano attorno alla questione, ma servirà a dimostrare che c’è il popolo, ci sono intere comunità, dietro a questa battaglia, a questa vicenda. E’ importante questo ed è importante che l’idea del referendum venga riprodotta in altri Comuni, in tutte le provincie della nostra Sicilia.

Io vorrei brevemente parlare dello stato delle cose a Palermo. Perchè è pur vero che attorno a queste questioni dell’acqua si stanno verificando delle cose assurde che gridano vendetta, per certi aspetti. Noi, allo stato attuale, abbiamo un aggiudicazione fatta ad un privato, ad un’associazione di imprese che poi si è costituita in consorzio S.P.A, la quale ha rilevato la gestione fino ad ora di 32 Comuni su 82 della provincia di Palermo. Il dato è che già sono arrivate le prime bollette in questi 32 Comuni e la gente non ci vede più dagli occhi. Noi ci troviamo in presenza di situazioni in cui a famiglie di due persone arrivano bollette di 800, 900 euro, fino ad artigiani, botteghe artigianali che si vedono recapitare bollette di 3500 euro, uno addirittura di 6000 euro, manco se fosse una grande industria. La bollettazione media viaggia attorno ai 1000 -1500 euro a famiglia.

A voi, qui, Girgenti Acque,ha fatto la “cortesia” di portarvi l’allaccio a 1000 euro, ma a Palermo è 2000 euro come minimo, perchè se poi uno va a chiedere altre cose le somme richieste crescono ancora di più, quando nelle gestioni attuali, gli allacci costano non più di 200 euro ad utente.

Noi ci troviamo poi in presenza di un contenzioso che è ancora in corso, perche 12 Comuni, tra cui Caltavuturo, come Comune delegato, abbiamo fatto ricorso prima al T.A.R Sicilia e questo in modo pilatesco, ha ritenuto, dovendo noi trattare questioni che riguardavano atti compiuti da un commissario, vedete un po’ quale elaborazione cervellotica di tipo giuridico si sono tirati fuori per lavarsene le mani, perchè dovevano evidentemente negare nel caso di un giudizio, l’evidenza, dovendo noi contestare e contrastare,opporci ad atti di un commissario nominato da un commissario che era Cuffaro, a sua volta nominato dal presidente del consiglio dei Ministri, quindi (secondo il T.A.R ) la fonte del commissario è a Roma e quindi il giudizio va fatto al T.A.R. del Lazio. E siamo andati al Tar del Lazio, che non ha accolto la nostra sospensiva. Il 28 gennaio scorso ha ritenuto, invece, nel merito, di riunire tutti i ricorsi perchè ci sono altri ricorsi tra cui quello del Comune di Palermo contro il commissario, quello della provincia di Palermo all’Antitrust, per cui arriveremo entro aprile-maggio al pronunciamento definitivo del T.A.R del Lazio su questa vicenda.

C’è un inchiesta aperta da parte della Corte dei Conti,vc’è un inchiesta aperta della Procura della repubblica di Palermo. Quindi noi ci troviamo di fronte a questa questione, a questa dimensione del problema e con la pervicacia da parte di alcuni settori dell’amministrazione provinciale nonchè regionale con in testa l’A.R.R.A, che vogliono insistere su questa questione.

La verità qual’è?

E noi questo lo dobbiamo sapere, la verità è che in Sicilia attorno all’acqua ci sono 5 miliardi di euro di lavori da eseguire e due miliardi di euro di gestione. Stiamo parlando di sette miliardi di euro, che significano 14.000 miliardi delle vecchie lire che saranno e sono, oggettivamente, l’affare più grosso, la cosa più importante che c’è all’ordine del giorno in Sicilia. E ciò a cui abbiamo assistito e che voi qui avete denunciato, il fatto che ad Agrigento c’è una sola offerta, il fatto che a Trapani, a Palermo, Siracusa, Catania, Ragusa c’è una sola offerta !
Cosa significa? Significa che c’è stata una spartizione. Perchè in tutte queste offerte i soggetti sono uno diverso dall’altro. La spartizione di questa grande torta, di questo grande affare è attenzionata anche dalle forze della malavita organizzata. Questo lo si deve sapere. Ed allora è del tutto evidente, cari cittadini, colleghi sindaci, che qui c’è di mezzo una battaglia di civiltà, il diritto all’acqua, ma c’è di mezzo anche una battaglia per la democrazia , la trasparenza e lo sviluppo. Perché, badate bene, che i due tre operai che saranno assunti a Bivona per gestire il servizio, perchè di questo si tratta, se saranno disoccupati, bontà loro, ma gli operai che attualmente ha il Comune, che utilizza per la gestione del servizio idrico, che fine faranno? Che cosa dovrà fare il Comune? Li dovrà licenziare? Perchè loro non li vogliono questi operai che hanno tutti un età media di 40-50 anni, vogliono persone giovani, possibilmente su cui possono scontare agevolazioni fiscali. Quindi, di quale occupazione stiamo parlando?

Noi dobbiamo sapere che la concentrazione che c’è attualmente attorno all’affare dell’acqua, in termini di progettisti e di imprese è tale per cui nel futuro in fatto di acque e fognature, di depuratori, la strada è ormai segnata perchè chi aveva da progettare e chi dovrà progettare ormai si sa. Non ci sarà spazio per nessun ingegnere giovane, per nessun giovane geometra. Non ci sarà spazio per le piccole imprese artigianali che dovranno possibilmente andare a piangere un appaltino di 50000 euro al soggetto aggiudicatario per fare una piccola manutenzione.

Ed allora io faccio appello anche al mondo delle professioni perchè questi 7 miliardi di euro siano l’affare per uno sviluppo della Sicilia ,della piccola impresa, del mondo delle professioni. E’ importante fare comprendere tutto questo a tutti quanti perchè in questa battaglia non c’è di mezzo solo il diritto all’acqua.

Solo perchè a Bivona ci sono le sorgenti, alcuni dicono :”voi fate la battaglia solo perchè i cittadini di Bivona e S.Stefano non vogliono dare l’acqua agli altri”. Questo è un ritornello che conosco, siccome sulle Madonie l’acqua c’è, la questione è che loro vogliono far passare (l’idea) che c’è l’egoismo delle popolazioni e delle comunità che hanno già l’acqua, a fronte del fatto che ci sono comunità che invece patiscono la sete. Invece non è cosi perchè abbiamo portato l’esempio dei 32 Comuni dove c’è la gestione del privato, le cose non stanno esattamente così.

Dobbiamo creare una forte alleanza di popolazioni, di categorie sociali, di livelli istituzionali e culturali. In tanti Comuni d’Italia dove si è fatta la battaglia per l’acqua sono scese in campo anche le parrocchie perchè il diritto all’acqua è un diritto sacro, inalienabile, un diritto divino per chi crede. Allora cosa penso di proporvi, noi dobbiamo avere la parola d’ordine “non consegnare le reti”, nessuno deve consegnare le reti. Accadrà forse che Felice Crosta, su sollecitazione del Presidente della Regione, minaccerà il commissariamento. Bene, lo facciano. Vedremo se poi è un commissariamento che ha da farsi. Intanto io propongo che tutti i Comuni scrivano nei propri Statuti che cosa è l’acqua, in modo tale che nell’azione del sindaco, di non consegna delle reti, ci sia un fondamento giuridico normativo, fondamento normativo e giuridico che allo stato attuale per i Comuni è solo lo Statuto. Perchè i Comuni non possono fare né leggi né circolari che abbiano valore legislativo. Quindi, diamo un fondamento giuridico al comportamento del sindaco che non consegna le reti.

Punto secondo: i Comuni che sono contro la privatizzazione devono, a mio avviso, tutti i Comuni della Sicilia, e poi anche d’Italia, costituire una task force di legali che ci mettano in grado di ribattere colpo su colpo ai colpi che loro daranno, visto che gli interessi che si muovono sono quelli di cui abbiamo parlato.

Terzo punto: Loro ricorrono al ritornello della privatizzazione perchè dicono che il privato ci deve mettere i soldi, il co-finanziamento per gli investimenti. Vi posso assicurare che il co-finanziamento dei privati è il grimaldello attraverso cui si è costruito il processo della privatizzazione. Ci sono alcune Regioni, come la Sardegna, che ha eliminato questo problema attraverso il co-finanziamento garantito dalla Regione medesima. Del resto, vorrei dire che, quando si trattò di fare il piano d’ambito di Agrigento e si vide la non sostenibilità, la non bancabilità del piano d’ambito, il governo dell’epoca, io ero dentro l’assemblea e quindi seguii da vicino questa vicenda, ci mise i soldini, esattamente 120 miliardi. Allora, se è stato già fatto questo, per il futuro noi dobbiamo costruire una strategia che sia alternativa alla loro, sulla programmazione dei fondi comunitari 2007-2013. Noi dobbiamo pretendere che ci siano le risorse per gli investimenti sul fognario e sull’idrico e che il co-finanziamento sia garantito dalla Regione, attraverso una disponibilità finanziaria che deve assicurare. Poi possiamo discutere in genere come migliorare il servizio idrico, perchè è un tema che va sicuramente posto, perchè si può fare di più e meglio.

L’altra questione, il disegno di legge, perchè noi qui, a differenza della Lombardia, dove hanno fatto una legge che ad un tempo recepiva la legge Galli ma al tempo stesso inseriva normative specifiche per la Lombardia, noi qui dovremmo fare un referendum contro la legge n.10 del 1999 che recepiva tutta la legge Galli senza introdurre adattamenti o modifiche in sede regionale.

Poichè la questione, bisogna pur dirlo, non sta nella legge Galli, perchè la legge Galli non afferma mai ciò che ha affermato il Governo ad Agosto e cioè che l’acqua è un bene commerciale. Non sta scritto da nessuna parte della legge Galli. Non sta scritto da nessuna parte della legge Galli che è obbligatorio affidare a privati la gestione dell’acqua. La legge Galli parla di riorganizzazione del servizio idrico che deve essere di tipo integrato e cioè dalla sorgente al depuratore. Prevede anche la possibilità dei privati ma non obbliga ai privati.

Allora da questo punto di vista, ciò che è utile forse a noi, è un disegno di legge di iniziativa popolare regolamentato di recente dalla Regione che venga posto in discussione all’Assemblea Regionale Siciliana e che metta ordine, da questo punto di vista, alla vicenda degli A.T.O, che come quella dei rifiuti insegna, è un totale fallimento, che aggiorni la normativa medesima sulla questione dell’acqua e della depurazione e che realizzi un protagonismo della Regione nel co-finanziamento degli investimenti, che devono essere portati avanti.

Io credo che attorno a queste questioni, raccordandoci a livello regionale, possiamo ritrovarci tutti quanti per continuare questa battaglia, che è una battaglia di civiltà ed una battaglia di democrazia e di libertà.

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