SCIACCA SAREBBE PRONTA PER UN EVENTO SISMICO DI CERTE PROPORZIONI?


E’ notizia di questi giorni, l’inchiesta sulla consistenza del materiale impiegato per la costruzione dell’ospedale ‘’San Giovanni di Dio’’ di Agrigento. Gli esiti riscontrati, a seguito degli accertamenti compiuti nelle scorse settimane dai consulenti nominati dalla Procura della Repubblica di Agrigento, sono assolutamente preoccupanti.

Dopo aver esaminato 120 campioni prelevati dalla struttura, è stata rilevata infatti una quantità di cemento inferiore a quanto necessario ed, inversamente, una quantità di sabbia superiore al consentito. Insomma, c’è poco da dormire sonni tranquilli, anche per noi che saccensi che potremmo improvvisamente aver bisogno di recarci in quella struttura, alla luce, fra l’altro, degli avvenimenti devastanti che qualche giorno fa hanno colpito la regione dell’Abruzzo e che dovrebbero far riflettere in molti.

E’ malcostume diffuso, da ciò che si evince da questa inchiesta o da altri esempi presenti anche sul territorio saccense, che quando si tratta di bene pubblico, si preferisce utilizzare materiale non proprio di prima qualità, con tutto quello che ne potrebbe conseguire in termini di sicurezza per chi ne usufruisce.

Ci siamo quindi posti i seguenti interrogativi:
Sciacca sarebbe pronta a fronteggiare una calamità naturale delle stesse proporzioni che ha colpito la popolazione Abruzzese?
– Un terremoto di tale intensità che danni procurerebbe alle nostre abitazioni e alle strutture pubbliche?

Probabilmente l’ hinterland saccense è più preparato di noi, da questo punto di vista, poiché ha vissuto, in prima persona il devastante terremoto che ha colpito la Valle del Belice circa 40 anni fa. Ma noi lo saremmo?

Sarebbe il caso dunque, e giriamo la nostra richiesta alle autorità competenti in materia, che si provvedesse preventivamente al controllo dei materiali utilizzati per la costruzione degli edifici pubblici presenti sul territorio saccense nonché a tutte le abitazioni di privati possibilmente soggette a crolli a seguito di terremoto o semplici frane. E anche qui, gli esempi non mancherebbero.

Sarebbe logico, prevedendo situazioni di pericolo, che si fronteggiassero le evenienze ancor prima che queste si verificassero. Colti all’improvviso sopraggiungerebbe il rammarico che qualcosa, mesi o giorni prima, poteva ma non è stata fatta, Non ci resterebbe, a quel punto, che la ricerca inutile di eventuali colpevoli che alla fine, a cosa fatta, non servirebbero a restituire vite umane alle famiglie che tragicamente le hanno perse.

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