A nulla sono valse proteste o denunce, appelli o minacce, raccolte di firme e sottoscrizioni, per cercare di salvare le Terme di Sciacca, fiore all’occhiello, una volta, di un’intera città ed oggi relegate ad una sorta di oggetto da vendere al mercatino dell’usato o comunque al “minor” offerente.
In questa incredibile storia, fatta di indifferenza, pressappochismo e superficialità che, l’abbiamo detto altre volte, resterà come una macchia indelebile sul tessuto umano di questa città, s’innesta l’ultimo episodio di una lunga e travagliata telenovela dal titolo: “QUO VADIS THERMAE ?”
E questo nuovo “fatto” non riguarda:
– Lo stabilimento delle terme
– L’efficienza e funzionalità degli impianti
– La gestione degli alberghi
– Il personale assunto e quello volontariamente (si fa per dire) andato via.
Non riguarda infatti nessuno dei precedenti aspetti legati alla storia recente delle nostre Terme, a cui la classe politica, in generale e a tutti i livelli, ha riservato, forse volutamente, poche attenzioni.
E’ saltata la poltrona del Comune di Sciacca all’interno del Consiglio d’Amministrazione delle Terme S.p.A. e la questione deve essere decisamente più seria di quella relativa allo stato dello stabilimento termale e all’efficienza o alla funzionalità dei suoi impianti. Deve essere molto più seria. Lo supponiamo interpretando la reazione odierna del nostro primo cittadino che ha gridato “allo scandalo” verso il governo regionale.
Il Comune di Sciacca, sin dalla costituzione dell’ Azienda Regionale Autonoma Terme di Sciacca, ha sempre avuto il diritto di avere un proprio rappresentante in seno al suo Consiglio di Amministrazione. Questo avveniva per il semplice, ma sostanziale diritto che scaturiva dal fatto che LE TERME DI SCIACCA sono, e dovrebbero rimanere, della città di SCIACCA. Un sostanziale ma importante diritto.
La storia del nostro rappresentante, purtroppo, non è stata quasi mai, né esaltante, né incisiva, né determinante per le scelte gestionali dell’Azienda, e per un lunghissimo periodo l’avvento e il susseguirsi di Commissari straordinari ha, di fatto, interrotto tale diritto. Ma il diritto c’era e con l’avvento della Terme S.p.A., questo è stato confermato. Forse i saccensi non se n’erano nemmeno accorti ma da ben tre anni il Comune di Sciacca aveva un proprio rappresentante, lautamente pagato, all’interno del Consiglio d’Amministrazione delle Terme.
Nello squallido scenario che contorna la dolorosa vicenda del patrimonio termale, aggredito continuamente e da più parti, rappresentato tristemente dal degrado della struttura e della sua gestione, il nostro sindaco non aveva purtroppo mai ritenuto opportuno alzare la voce o inscenare proteste clamorose volte a salvaguardare il diritto sacrosanto di un’intera città intera sulle proprie terme, visto anche che traggono origine in virtù di un azionariato popolare.
La notizia di oggi ci giunge beffardamente dal Presidente della Regione Sicilia Dott. Raffaele Lombardo, lo stesso che oltre un anno fa sottoscriveva il famoso documento “RIDATECI LE TERME”, con cui si impegnava a risolvere la questione e a rilanciare la struttura. Gli azionisti delle Terme S.p.A. hanno deciso di riformare il Consiglio di Amministrazione e di ridurre il numero dei suoi componenti. Questi diventeranno tre e verrà quindi a mancare, tra gli altri, il componente designato dal Comune di Sciacca. Stavolta il nostro sindaco però si desta dal lungo torpore e giustamente manifesta tutto il suo sdegno e la sua indignazione. Nulla da eccepire in tutto ciò ma un piccolo appunto, dopo mesi di lotta sull’argomento, vogliamo farglielo lo stesso.
Se si fosse ribellato anche in tempi non sospetti, quando il governatore della Sicilia sembrava stare dalla sua stessa parte politica, avrebbe avuto tutto il nostro appoggio e la nostra considerazione. Abbiamo infatti più volte, invano, richiesto un suo intervento, un intervento dell’amministrazione e del suo rappresentante in seno al CdA delle Terme. Abbiamo più volte sperato inutilmente che il Comune di Sciacca alzasse la voce in difesa delle Terme. Oggi lo fa,senz’altro in maniera tardiva e forse ispirato dalla poltrona mancante d’assegnare. E il gesto che sembrava nobile, visti i precedenti, perde tutta la sua nobiltà. La cosa pubblica assume le sembianze di un mezzo che serve solo a gestire il potere e nulla di più. E’ come dire che le Terme (non) esistono più poiché manca la poltrona di un rappresentante (che finora contava come il due di coppe) e non per un disegno criminoso che purtroppo sta giungendo alla sua conclusione.
Pietro Mistretta