I REFERENDUM DEL 21 E 22 GIUGNO 2009 – L’ALTRASCIACCA VOTERA’ COSI’ 1


Domenica 21 e lunedì 22 giugno gli elettori italiani saranno chiamati alle urne per esprimersi su un referendum abrogativo.

Il referendum abrogativo, previsto dall’articolo 75 della Costituzione, è uno strumento di democrazia diretta, ossia uno strumento attraverso il quale il popolo è chiamato a esprimersi, mediante un SÌ o un NO, direttamente e senza la mediazione dei propri rappresentanti in parlamento, su alcune questioni di interesse nazionale. Il referendum abrogativo, in particolare, ha come obiettivo l’abrogazione, totale o parziale, di una legge vigente. Tale abrogazione si verifica nel caso in cui la maggioranza dei votanti si esprima per il sì, in caso contrario la legge rimane in vigore.
Affinché un referendum abrogativo sia valido è necessario che esso raggiunga il cosiddetto quorum, ossia è necessario che si rechi a votare almeno la metà più uno degli aventi diritto al voto (ossia dei cittadini di età superiore ai 18 anni in possesso dei diritti politici). In caso contrario, il referendum è invalidato, e, anche se la maggioranza dei votanti si esprime a favore del SI, la legge oggetto del referendum rimane in vigore.

Il referendum su cui gli elettori saranno chiamati a esprimersi nei giorni 21 e 22 giugno ha a oggetto la legge elettorale di Camera e Senato, ossia la legge che detta le regole per l’elezione di deputati e senatori. Tale referendum mira ad abrogarne alcune parti.
Più precisamente sono tre i quesiti che verranno sottoposti agli elettori e tre le schede che verranno loro consegnate quando si recheranno al seggio.

La PRIMA scheda, di colore VIOLA, propone di abrogare la possibilità, per i partiti che concorrono all’elezione della Camera dei Deputati, di formare coalizioni, e, di conseguenza, propone di abrogare la possibilità di attribuire il premio di maggioranza a coalizioni di partiti.
La SECONDA scheda, di colore BEIGE, propone, parallelamente, di abrogare la possibilità, per i partiti che concorrono all’elezione del Senato, di formare coalizioni, e, di conseguenza, propone di abrogare la possibilità di attribuire il premio di maggioranza a coalizioni di partiti.

Vediamo di capire cosa è il premio di maggioranza.
In base alla legge elettorale attualmente vigente, il partito o la coalizione che ottiene la maggioranza dei voti, anche uno solo in più rispetto agli altri, ha diritto al cosiddetto premio di maggioranza, ossia ha diritto a occupare il 55% dei seggi della Camera dei Deputati (o del Senato). Di conseguenza, i partiti e le coalizioni che ottengono un numero inferiore di voti, possono dividersi fra loro soltanto il rimanente 45% dei seggi della Camera dei Deputati (o del Senato).
Si tratta, in pratica, di uno strumento che attribuisce al partito o alla coalizione di partiti vincente un numero di seggi superiore rispetto a quello che gli spetterebbe in base al numero di voti ricevuti. Grazie al premio di maggioranza, infatti, un partito o una coalizione che riceve più voti rispetto agli altri, anche uno solo in più, ha diritto al 55% dei seggi alla Camera dei Deputati (o del Senato) anche se ha ottenuto una percentuale inferiore di voti, ad esempio il 30%.
In pratica è come se un certo numero di persone, supponiamo quattro, dovessero dividersi una torta in base all’esito di una votazione. Supponiamo che tre di esse ricevano un voto a testa e la quarta ne riceva due. Se non ci fosse alcun premio di maggioranza, a ciascuna delle persone che hanno ricevuto un voto spetterebbe il 20% della torta, mentre a quella che ne ha ricevuto due spetterebbe il 40%. Invece, grazie al premio di maggioranza, la persona che ha ricevuto due voti avrebbe diritto al 55% della torta, mentre i tre che hanno ricevuto un voto dovrebbero spartirsi il restante 45%, ossia riceverebbero ciascuno il 15% della torta. Si creerebbe, pertanto, una sproporzione tra il numero di voti ricevuti e la quantità di torta a cui si avrebbe diritto.

Il premio di maggioranza, quindi, è già di per sé un meccanismo iniquo, in quanto ha l’effetto di falsare il rapporto di proporzionalità tra voti ricevuti e seggi occupati in Parlamento, sacrificando la rappresentatività delle minoranze in nome della stabilità del governo. Tuttavia, il fatto che tale premio, in base alla legge attuale, possa essere attribuito a delle coalizioni di partiti fa sì che lo scarto tra i voti ricevuti e i seggi occupati non sia eccessivo e, soprattutto, evita che un solo partito politico possa prendere il sopravvento e possa decidere di governare senza tenere conto del punto di vista di altri partiti politici e delle minoranze in particolare.
Una vittoria dei sì al primo e al secondo quesito, di conseguenza, sarebbe piuttosto pericolosa per una democrazia rappresentativa come la nostra. L’abrogazione della possibilità per i partiti di formare coalizioni e l’attribuzione del premio di maggioranza a un solo partito legittimerebbe, infatti, una rilevante sproporzione tra il numero di voti ricevuti dal partito vincente e il numero di seggi occupati in Parlamento. Con la conseguenza che un partito minoritario, per il fatto di avere ricevuto anche un solo voto in più rispetto agli altri, avrebbe in Parlamento la maggioranza assoluta, maggioranza che gli consentirebbe di agire in modo sostanzialmente indisturbato.

In più, la vittoria dei sì provocherebbe, indirettamente, anche un innalzamento delle soglie di sbarramento, ossia della percentuale minima di voti che un partito deve ottenere per avere dei seggi in Parlamento. Con la conseguenza che le minoranze rischierebbero di non avere alcuna rappresentanza parlamentare.

In base alla legge attuale la soglia di sbarramento prevista per la Camera dei Deputati è del 2%, qualora il partito faccia parte di una coalizione, del 4% qualora questo si presenti da solo alle elezioni. La vittoria dei sì al primo quesito, abolendo la possibilità di formare coalizioni, innalzerebbe al 4% tale soglia di sbarramento.
Un analogo discorso può farsi per il Senato. Attualmente la soglia di sbarramento prevista è del 3%, nel caso in cui il partito fa parte di una coalizione, dell’8% qualora questo si presenti da solo alle elezioni. La vittoria dei sì al secondo quesito, abolendo la possibilità di formare coalizioni, innalzerebbe all’8% tale soglia di sbarramento, lasciando ampie fasce della popolazione senza alcuna rappresentanza parlamentare.

La TERZA scheda, di colore VERDE, infine, di abrogare le cosiddette candidature multiple, ossia la possibilità, per una persona, di candidarsi contemporaneamente in più circoscrizioni.
In base all’attuale normativa, infatti, una persona può candidarsi contemporaneamente in più circoscrizioni, ossia in varie parti del nostro Paese, anche se poi, in caso di elezione in più circoscrizioni, sarà uno soltanto il seggio che potrà andare a occupare.
La candidatura multipla, oltre a essere uno specchietto per le allodole, ossia uno stratagemma attraverso cui la notorietà di un candidato viene sfruttata per attirare un maggior numero di voti a favore del partito a cui appartiene, è anche uno strumento che attribuisce un enorme potere a tale candidato e al suo partito. Questi, infatti, optando per uno dei vari seggi ottenuti, permette che i primi dei candidati “non eletti” del proprio partito in quella circoscrizione gli subentrino nel seggio al quale rinunzia. Egli così, di fatto, dispone del destino degli altri candidati la cui elezione dipende dalla propria scelta. Se sceglie per sé il seggio “A” favorisce l’elezione del primo dei non eletti nella circoscrizione “B”; se sceglie il seggio “B” favorisce il primo dei non eletti nella circoscrizione “A”.

Nell’attuale legislatura, questo fenomeno, di vaste proporzioni, coinvolge circa 1/3 dei parlamentari. È inevitabile che il metodo delle candidature multiple favorisca atteggiamenti di sudditanza e di subordinazione da parte dei candidati meno forti nei confronti di quelli dotati di maggior peso politico.

La vittoria dei sì al terzo quesito e, conseguentemente, l’abrogazione delle candidature multiple, servirebbe, pertanto, a limitare l’ingerenza dei partiti nella scelta dei parlamentari, e avrebbe come effetto quello di accrescere, sia pur in presenza di una legge elettorale iniqua che non consente di esprimere preferenze, il potere dell’elettore di scegliere il candidato da cui intende farsi rappresentare in parlamento.

L’ALTRASCIACCA, pertanto, voterà NO al PRIMO QUESITO (VIOLA) e al SECONDO QUESITO (BEIGE) e barrerà il SI solamente sul TERZO QUESITO (VERDE). Qualora, decideste di andare a votare, fate come noi!

LE SCHEDE IN FORMATO PDF:

– n.1 -> VIOLA (clicca QUI per scaricarla)
– n.2 -> BEIGE (clicca QUI per scaricarla)
– n.3 -> VERDE (clicca QUI per scaricarla)


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