Vi proponiamo un articolo di Calogero Parlapiano pubblicato sul numero di Controvoce del 18 Settembre 2009:
La situazione della provincia di Agrigento continua ad essere drammatica sotto diversi punti di vista: la disoccupazione è in crescita, l’emigrazione è in crescita, gli incidenti stradali mortali e non determinati dalle precarie condizioni delle nostre arterie di collegamento su gomma sono in crescita, i collegamenti ferroviari sono poco efficienti ed in molti tratti non esistono proprio più da tempo, le ragnatele nelle casse dell’ente provincia sono in crescita: insomma va tutto bene.
Continuiamo infatti a detenere diversi primati invidiabili: siamo l’ultima provincia d’Italia per qualità e quantità dei servizi offerti, siamo l’ultima provincia d’Italia per l’aumento delle assenze per malattia nell’amministrazione pubblica (nel periodo luglio 2008 – luglio 2009), siamo l’ultima provincia d’Italia ed alle volte riusciamo pure ad essere fieri di esserlo.
I giovani scappano letteralmente, alla ricerca di posti di lavoro migliori o, quasi sempre, alla ricerca semplicemente di un lavoro degno, qualsiasi esso sia. I giovani scappano da un territorio che non offre adeguati servizi scolastici ed universitari cosicchè si è costretti ad andare via per cominciare gli studi o per completarli decorosamente. Siamo la prima provincia d’Italia per numero di laureati disoccupati o per numero di laureati che sono andati a svolgere un lavoro più umile e completamente diverso rispetto alla laurea che hanno conseguito dopo anni di sacrificio, anche economico.
Dove vogliamo andare? E soprattutto come vogliamo andarci? Dall’esistenzialismo torniamo alla realtà. Buona parte delle nostre strade non dovrebbero surrogarsi il diritto di essere chiamate “strade” poiché non garantiscono la sicurezza del cittadino, perché spesso non possiedono barriere di protezione nuove ed adeguate alle ulteriori leggi e normative europee in merito alla sicurezza stradale, perché sono costituite invece da curve alla cieca, da entrate o uscite pericolosissime, da sterpaglie ed erbacce che, alle volte, coprono addirittura la segnaletica, sempre che questa sia presente ai bordi delle nostre arterie o sull’asfalto.
Eppure, notizia di questi giorni, si parla di aereoporto da realizzare nei pressi di Licata o da qualche altra parte come se si trattasse di un bisogno impellente, di priorità assoluta. Certo, avere un aereoporto nella nostra provincia che detiene così tanti primati sarebbe un modo perfetto per poter aggiungere altre soddisfazioni, nessuno potrebbe negare l’importanza di una tale opera semmai un giorno sarà realizzata. Poi, allo stesso modo, dovremo capire come arrivare a questo nuovo aereoporto viste le condizioni delle nostre strade provinciali e non, perché fino a questo momento agli utenti di Sciacca per esempio converrebbe ugualmente dirigersi verso il “Falcone e Borsellino” di Palermo: occorrerebbe sicuramente meno tempo e l’autostrada comporta una percorrenza un po’ più piacevole. Infatti, tra i nostri primati provinciali, non possiamo omettere di affermare che siamo l’unica provincia d’Italia (e forse del mondo?) a non avere uno straccio di autostrada o qualcosa magari di simile. Si sono alternate le amministrazioni, di destra e di sinistra, si sono alternati progetti su progetti ma, come al solito, parole tante e fatti nessuno.
Non è un caso che i facoltosi ospiti del Golf Resort Rocco Forte cominceranno presto a giungere in contrada Verdura in elicottero atterrando direttamente all’interno del fortino inglese.
La provincia di Agrigento, tra qualche mese, ed in particolare Agrigento città, Porto Empedocle, la Valle dei Templi, la culla della cultura e del sapere, saranno investiti dalla costruzione di un enorme opera: il rigassificatore. Il colpo d’occhio di un sito dichiarato Patrimonio Unesco sarà da brividi, al cospetto del rigassificatore tutto le pale eoliche di questa terra sembreranno allegri aquiloni. Oltre alla scelta del luogo si potrebbe discernere per ore circa la pericolosità della struttura, in un territorio ad elevato impatto sismico, in un territorio che ha in seno i grandi vulcani attivi d’Europa, l’Etna ed Empedocle nel canale di Sicilia, ma preferiamo sorvolare. Ognuno evidentemente sa quello che fa e di conseguenza se ne assume ogni responsabilità nei confronti dei cittadini, degli elettori, dell’ambiente, della salute e della vita.
In provincia di Agrigento, seguendo le direttive del Parlamento nazionale, si è stati celerissimi nel privatizzare l’acqua e cedere una fonte di vita alla legge del business e del profitto, la stessa velocità non si è quasi mai riscontrata nel verificare l’integrità delle principali strutture pubbliche, soprattutto la scuola, entità in declino. Alcuni edifici basta semplicemente guardarli per accorgersi di quanto siano vetusti, del come non si sia mai provveduto a passare una tinteggiata alle mura, della quantità delle infiltrazioni e dell’umidità: un vero toccasana per le ossa degli studenti e degli insegnanti.
Già gli insegnanti. Questa specie in via di estinzione, sacrificata sull’altare di un economia che continua a tagliare sulla cultura, sul sapere, sull’informare. Tra poco, forse, dichiareranno illegali anche gli assembramenti di più di tre persone: troppi scambi di idee possono nuocere gravemente alla salute. Sono nella provincia di Agrigento sono più di 800 i precari del settore scuola segati dalle direttive della Gelmini e di Tremonti: 800 padri e madri di famiglia. “Il prossimo anno scolastico verranno reintegrati” si è affrettata a dichiarare la Gelmini: subentreranno ai segati del prossimo anno! La ruota gira per tutti, si sa.
In mezzo a tutto questo, sembra l’ultimo pensiero per esempio capire perchè e percome la provincia di Agrigento presta i locali dell’urp di Sciacca a Girgenti Acque, a quale titolo e se la società che gestisce il servizio idrico paga qualcosa in termini di affitto: sempre a proposito di trasparenza negli atti amministrativi siamo ancora in attesa di leggere il Piano d’Ambito, il contratto che lega la Girgenti Acque con i 43 comuni della provincia. Forse il presidente della provincia nonché presidente dell’ATO di Agrigento potrà un giorno lenire questa nostra curiosità: vorremmo quantomeno sapere a quanto ammonteranno le bollette dell’acqua nei prossimi anni.
E del cemento depotenziato (o della sabbia potenziata) dell’ospedale San Giovanni Di Dio di Agrigento ne vogliamo parlare? E dell’abbandono delle Terme di Sciacca invece?
Mentre qualcuno continua a giocare al gioco delle tre carte e scambiare deleghe con deleghe come facevano i bambini fino a qualche tempo fa con le figurine di calcio, avevamo appreso con soddisfazione, pochi mesi fa in sede di campagna elettorale, la dichiarazione dell’attuale premier Silvio Berlusconi (Pdl): “le provincie sono solo enti mangiasoldi, che servono a nominare altre figure mangiasoldi. Andrebbero abolite tutte.”
Peccato che abbia cambiato idea.
Calogero Parlapiano