Sul numero 7 di Sciacca Free Press, un pieghevole informativo di SciaccaCinema.it in distribuzione a Sciacca e nel suo hinterland in questi giorni, trovate un articolo ironico di Matteo Mangiacavallo su uno dei tanti aneddoti legato alla privatizzazione dell’acqua in provincia di Agrigento. Ve lo proponiamo:
Era un mattino soleggiato d´inverno quel 9 gennaio 2007. Erano finite, da soli tre giorni, le festività natalizie e pesantemente appesantiti si tornava al lavoro. In programma ci sarebbe stata la solita combattuta assemblea dell´Ato Idrico. I contrari alla privatizzazione dell´acqua da una parte e i “cattivi” dall´altra. Si dovevano decidere le sorti dell´affidamento, per trenta lunghi anni (mica bruscolini), della gestione del servizio idrico in provincia di Agrigento a quell´unica ditta, quasi improvvisata, partecipante. Si doveva quindi parlar d´acqua come ogni volta (all´ATO non si parla d´altro, che barba e che noia) e il sindaco di Licata si era preparato bene, più di tutti gli altri. Ne aveva infatti bevuta tanta, di acqua.
Si correva di fretta, erano giorni frenetici, come quelli che avevano preceduto quel 9 Gennaio. Il Presidente della Provincia, Fontana (non a caso si chiamava così), aveva provato a far quadrare i conti prima delle feste. Aveva “telegrammato” a tutti i sindaci che la riunione si sarebbe svolta il 22 Dicembre alle ore 23 e poi l´indomani, in seconda seduta, alle ore 9. Ma si era dimenticato di farlo prima e l´avviso era arrivato nella tarda mattinata dello stesso 22 Dicembre. Molti sindaci erano ormai indaffarati nell´imbandire le tavole della vigilia e i rimanenti avevano in programma uno scopone scientifico. Fontana voleva rovinare tutto ma non poteva riuscirci. Il Natale prendeva il sopravvento. Non era il momento di darsi per vinti perché, come direbbe Rotondi, “durante la pausa pranzo si produce di più” ma tra Natale e Capodanno si lavora ancora meglio. Saltata dunque l´assemblea del 22, il buon Crosta Felice, convocato il fedele Puccio, e dismesse le sue vesti da Babbo Natale, gli affidava l´ingrato compito di precipitarsi ad Agrigento, camuffato da commissario, per far esitare la contestata gara d´appalto. L´appuntamento era fissato per qualche giorno dopo quel 9 gennaio. Prima doveva infatti svolgersi l´ultima Assemblea dell´ATO mentre Giuffrida si sfregava già le mani.
Una discussione accesa e poi si accende la votazione: 29 convenuti su 43 votavano contro l´affidamento ai privati. Numero non sufficiente a raggiungere quel 65% richiesto da una discutibile norma, pure malinterpretata. Quei 29 Sindaci arrivavano ad un infruttuoso 61%. Sarebbe bastato un altro sindaco, uno a caso, anche quello di Licata. Ma non era lì? Si, ma si era dovuto allontanare. Era giunto in assemblea, si era sorbito tutta la discussione ma non ce la faceva più. Doveva fare “plin plin”, a queste “cose” nessuno può impartire ordini, neppure il voto. Troppa era l´acqua ingerita e questa aveva fatto effetto. Parlare d´acqua, poi, stimola anche la diuresi. Puccio, l´emi-commi-ssario dell´ARRA arrivava quindi pimpante il 18 gennaio consegnando la nostra provincia a Girgenti Acque.
Lo scorso 19 Novembre il Governo Berlusconi doveva votare il decreto Ronchi, quello che ha privatizzato l´acqua in ogni regione d´Italia. Questa volta i deputati, rispondendo all´unico dictat “acqua in bocca e votare SI”, erano stati volutamente lasciati a secco. Non si era preparato nessuno, nessuno aveva bevuto. E nessuno, purtroppo, questa volta doveva fare “plin plin”.