Vi proponiamo la riflessione del nostro socio Mario Di Giovanna circa l’apertura di nuovi grossi centri commerciali sul territorio di Sciacca. Esprimete liberamente i vostri commenti.
In un economia come quella saccense in cui le attività produttive sono poche e, a causa della crisi, ridotte al lumicino (crisi della marineria, crisi dell’agricoltura, crisi dell’edilizia, crisi del termalismo, crisi dell’occupazione scolastica, turismo in generale che non decolla come si vorrebbe, etc.), tra i pochi traini rimasti dell’economia c’è senza dubbio quello del commercio.
Ricordiamo che a Sciacca, nel solo centro storico, ma non esiste solo quello, circa 200 attività commerciali danno da mangiare a qualche migliaio di persone (stima della ConfCommercio) .
Le piccole attività commerciali diffuse nel territorio hanno una valenza straordinaria sia sociale che economica.
Immaginatevi che squallore sarebbe il centro storico di Sciacca senza le centinaia di piccoli negozi che lo animano.
Ma vi è di più, dietro ogni piccola attività commerciale vi sono più famiglie che riescono a sbarcare il lunario in maniera dignitosa e senza dover ringraziare nessuno.
In questi ultimi anni la creazione di grosse aree commerciali a Sciacca e nella vicina Castelvetrano ha comportato una crisi del mercato che sta uccidendo questa importante risorsa sociale ed economica. Basta farsi un giro per il centro e raccogliere le impressioni dei commercianti, molti di loro sono disperati, già alcune attività hanno chiuso i battenti.
Per ogni attività che chiude, è bene ricordarlo nuovamente, ci sono dietro una o più famiglie che non avranno più modo di arrivare alla fine del mese. Per ogni attività che chiude, un pezzo di Sciacca muore.
L’apertura di un grosso centro commerciale assorbe linfa vitale necessaria alla sopravvivenza di queste piccole attività.
Le grosse economie di scala di questi grossi centri commerciali, fanno si che per ogni posto di lavoro creato in queste grandi strutture, molti altri vanno persi a causa della chiusura delle piccole attività commerciali.
Ma vi è di più, scade la qualità di ogni posto di lavoro. Infatti le piccole attività commerciali sono normalmente a conduzione familiare, quindi il dipendente è in genere anche titolare del negozio. Nei grandi centri commerciali, esistono solo i dipendenti e, solitamente, i titolari non si sa neanche che faccia abbiano. Credo sia lampante la differenza che passa tra essere padrone a casa propria e dipendente di una grossa società.
E non entriamo nel merito di quei frequenti episodi di sfruttamento dei lavoratori che in campo locale e nazionale hanno riempito le cronache.
Quindi il mio consiglio ai nostri amministratori è di non prendere alla leggera l’apertura di un grosso centro commerciale. La mia preghiera è di fare uno studio approfondito e serio sulla reale situazione del commercio a Sciacca, con la creazione di un Piano Commerciale che fotografi la domanda e l’offerta dei vari settori merceologici.
E’ solo attraverso tale strumento che potremo sapere quante e quali grosse strutture di vendita è in grado di assorbire il nostro tessuto economico e sociale e se addirittura non abbiamo già passato il segno.
Mario Di Giovanna
Sono estremamente contrario ad una limitazione dell’ingresso di nuove attività.
Il mercato ci insegna che la concorrenza genera beni/servizi migliori ad un costo più contenuto, perchè si dovrebbe limitarla?
É vero che nel centro storico ci sono circa 200 attività, ma ricordo che a Sciacca siamo in 40.000.
E come Castelvetrano insegna un centro commerciale attira gente anche dai paesi limitrofi, che magari dopo si fanno anche un giro nel centro storico.
Personalmente da cittadino, voglio essere libero di scegliere se fare gli acquisti, magari alimentari, dal negozio sotto casa, nel centro storico oppure nel centro commerciale risparmiando qualcosa.
Perchè me lo di dovrebbe impedire?
Roberto Virgilio socio de l’Altra Sciacca.