Riceviamo e pubblichiamo le riflessioni di una amica de L’ALTRASCIACCA. I ricordi di un vecchio e pulito carnevale si intrecciano col ritorno in paese nel bel mezzo di maggio 2010. La nostalgia dei tempi che furono si confondono con l’amarezza della visione di una Sciacca quasi abbandonata. Vi proponiamo questo interessante scritto con l’intento di stimolare un dibattito sulla nostra città e sulla sua festa più importante:
La campanella della scuola annunciò la fine delle lezioni. Era un lunedì, ma non un qualsiasi lunedì. Era il lunedì di carnevale di tanti anni fa! Uscimmo dalla scuola correndo. Avevamo fretta, tanta fretta. Alle 15 avrebbe avuto inizio la sfilata dei carri allegorici. Il freddo intenso stava colorando le nostre gote ed una leggera indesiderata pioggerellina iniziava a venire giù da un plumbeo cielo che non prometteva nulla di buono. Le nostre risate, i nostri gridolini, la nostra allegria coloravano quella grigia giornata. La pioggia infittiva ma non ce ne curavamo, eravamo troppo euforici. Era carnevale! Mamme e nonne si erano sbizzarrite a cucire i costumi. Una folla di dame, cavalieri, fate, personaggi fiabeschi e graziosi animaletti avrebbero animato le vie del paese. In quei tre giorni venivano fatte delle concessioni banali, una per tutte era quella di poter pitturare le labbra e di colorare le guance con della cipria scura. Il carnevale aveva sapori, odori, colori, musiche e rumori che sono ancora nelle nostre menti e nei nostri cuori. I coriandoli e le stelle filanti che lanciavamo al passaggio dei carri e delle maschere portavano tanta allegria ma poi te li trovavi incuneati nei posti più impensabili, per settimane, mesi. I sapori erano nei tanti dolci che venivano preparati a partire del giovedì grasso: castagnole, chiacchere, pignoccata, cubaita e raviolini. Quante scorpacciate, quanti mal di pancia, quanti rimproveri, ma…era carnevale. Gli odori o meglio ….le puzzette! Si andava alla ricerca di qualsiasi cosa potesse dare fastidio ai grandi perché noi fingevamo di non sentire nulla. Chi non ruppe mai una fialetta di….puzzolina! La sfilata dei carri iniziava presto. Il buio d’inverno, si sa, arriva presto. Lungo il percorso venivano effettuate delle fermate, durante le quali le maschere presenti sul carro recitavano un copione satirico rigorosamente in dialetto. Le luci sui carri erano frutto di piccoli gruppi elettrogeni ma illuminavano poco e male. E poi c’era la grande nemica: la pioggia che arrivava sempre puntuale, a volte da sola, ma spesso si faceva accompagnare dal vento. Era carnevale. Lungo il percorso i componenti dei carri ricevevano in dono vino e liquori. Un Bacco discreto era il buon amico per tre giorni di baldoria. Alcuni bevevano per riscaldarsi, altri per dimenticare le difficoltà della vita, qualcuno per trovare il coraggio di travestirsi ,molti per trovare l’allegria. Era carnevale! Bastava poco,pochissimo,per ridere e per scherzare. Quelli erano giorni dove venivano rovistati bauli e cassetti alla ricerca di vestiti in disuso ,lenzuoli usurati, vecchie divise, ricordi militari ormai lontani. Tutto andava bene pur di mascherarsi. Era carnevale! Maschere buffe e personaggi strani suscitavano sorrisi e simpatie in grandi e piccini. In quei lontani anni andare alla ricerca della felicità, della spensieratezza e dello svago era una prerogativa per tutti. Carnevale era:musica, canto e ballo .I carri avevano la loro orchestrina che intonava inni scritti per l’occasione che poi venivano continuavano ad essere canticchiati per le vie del paese .Le parole e la musica una volta entrati in testa non ti lasciavano e le cantavi senza accorgertene. Era carnevale! Nei tre giorni di festa, quando veniva giù una pioggia insistente le strade si coloravano della pittura che copriva i pupi di cartapesta. Le grandi lastre nere di lava si coprivano di colori, vestendosi anche loro di carnevale. Gli anni trascorrevano. Il carnevale giungeva sempre puntuale ,portando gioia e spensieratezza. Nei giorni della festa ognuno mascherandosi cercava di cancellare problemi e pensieri. Sono passati decenni. Il carnevale è sempre carnevale! Sono cambiati gli uomini, le idee! Siamo cambiati noi! Dove sono i bimbi che correvano felici al suono della campanella andando incontro al carnevale incuranti del freddo e della pioggia…. nostalgia del carnevale.
Il traghetto attracca puntuale. Perfetto. Cominciamo bene senza ritardi. Percorro la fondovalle, non è certo una strada ben fatta, ma almeno mi permette di raggiungere la mia meta velocemente. Superando il quadrivio di Misilbesi mi sento già a casa. Dieci minuti, ho già superato la chiana. Abbasso il finestrino, sembrerà strano ma sento l’odore del mare, del mio mare. Un lungo rettilineo mi porta all’ingresso del paese. Mio Dio, quante cose sono cambiate! Ho già percorso un tratto del cavalcavia, quando sono obligata a rallentare. All’inizio della strada c’è un cartello che indica una deviazione. Non credo ad i miei occhi, una grossa gru sta sollevando la testa di un pupazzo di carnevale. Mi fermo un attimo allibita! Ma cosa stanno facendo? Non avrò le visioni? Siamo a maggio! Carnevale è una festa invernale! Raggiungo casa mia e poso subito i bagagli. Guardo l’orologio, sono in perfetto orario per l’appuntamento con miei amici. Il tempo di salutarli e subito chiedo cosa sta succedendo in paese. Paolo mi guarda e ridendo mi dice che l’indomani sarebbe iniziato il carnevale. Il desiderio di fare un giro subito per il paese è molto forte. I miei amici decidono di farmi compagnia. Pochi passi e ci troviamo nella grande piazza, che tutti i saccensi chiamano familiarmente Porta Palermo. Scendiamo per via Libertà. Faccio fatica a camminare sul marciapiede. Ovunque buche, mattonelle mancanti, dislivelli che se malauguratamente non vedi ti prendi una storta. Mi rivolgo ai miei amici e chiedo loro come mai quella strada è ridotta così. Non mi rispondono subito, si guardano e sorridendo mi rispondono che ancora non ho visto nulla! Alla fine della strada uno scenario abbastanza inquietante blocca la mia vista ed i miei passi. Dov’è finita la stazione di servizio di piazzetta libertà? Paolo mi spiega che a causa delle abbondanti piogge invernali durante una notte una frana ha trascinato via la vecchia pompa di benzina. Poi aggiunge che il carnevale era stato spostato a causa di quel disagio. Non riesco a commentare. Continuiamo la nostra passeggiata. Osservo attentamente tutto ciò che vedo cercando di ricordare un passato mai scordato .Percorriamo via Incisa,è cambiato poco. Ecco stiamo arrivando in piazza A.Scandaliato. Chiudo gli occhi, per un attimo vorrei tornare indietro! Vorrei sentire l’odore del mare, le voci dei bimbi che giocano, lo scampanellio delle biciclette, le voci delle mamme che richiamano i piccoli e l’odore delle rose. Le bellissime rose che venivano coltivate nella villetta accanto la chiesa di San Domenico. Dei strani rumori mi fanno riaprire gli occhi di colpo. Uno spettacolo orrendo mi si para davanti. Un gigantesco palco in avanzata fase di montaggio. Senza dire una parola, ci avviamo alla ringhiera per andare a guardare il mare. Uno spettacolo mai dimenticato mi rincuora. Continuando la passeggiata giungiamo in piazza Duomo. Continuo ad osservare, ma non faccio commenti. Entriamo in Basilica, una preghiera alla Vergine, una sosta dovuta. Riprendiamo la nostra passeggiata. Ecco siamo a Porta Bagni. Istintivamente entro in villa. La vecchia cara villa comunale. Quanti ricordi!I miei amici mi sconsigliano di entrare mi dicono che non ne vale la pena. Insisto ed entro! Stolta, mille volte stolta! Perché non ho dato loro retta? Torno subito indietro. Proseguiamo ed imbocchiamo via Agatocle. Evito di guardare quel mostro di cemento che qualcuno continua a chiamare teatro. Scendendo ci ritroviamo nello spiazzo antistante lo stabilimento termale. Amo molto quel posto. Se entri nella magia del luogo, con l’infrangersi delle onde senti la vera voce del mare. Entrammo nel giardino delle terme ed uno spettacolo desolante mi diede il colpo di grazia. Chiesi ad i miei amici di andare via. In poche ore avevo visto il degrado di un paese. Il mio paese! Per tornare a casa percorremmo via G.Licata. Non fu consolante! L’entusiasmo con il quale ero arrivata si andava affievolendo sempre di più. Ma cosa mi aspettavo? Nel mio ricordo c’era un’altra Sciacca! Tristemente pensai al regresso subito negli ultimi anni. Strade piene di buche, terreni che franano! Per non parlare delle spiagge, inaccessibili e con divieti di balneazione. Le vie del centro non sono certo il salotto buono che in tanti sognavamo. Qualcuno mi raccontò dei problemi dell’acqua, della storia infinita del depuratore. Dopo avere ascoltato pazientemente feci una domanda ad i miei amici: ma cosa hanno fatto nel corso degli anni i cari amministratori? Mi risposero semplicemente:niente! Non dissi più nulla. La mia gioia si era trasformata in una sorte di angoscia. Ma dove mi trovavo? Se non ricordo male un tempo non molto lontano qualcuno disse che Sciacca sarebbe diventata il terzo polo turistico della Sicilia! Siamo ritornati a Porta Palermo. Dall’estremità di via Cappuccini ci giunge il suono assordante dei canti carnascialeschi, mentre da via Gerardi sale il canto dei fedeli che portano in processione la Madonna di Fatima. Ho la sensazione di non essere nel mio paese ma nel paese dei balocchi. Ma torniamo alla festa bizzarra che qualcuno definiva carnevale di primavera! Carnevale a maggio? Ma maggio non è il mese della Madonna? Chissà quali dolci hanno preparato per questo carnevale le pasticcerie? Questo carnevale……dolcemente parlando mi sta come il panettone a ferragosto al posto dell’anguria .Mi sono sempre chiesta perché insistere nel volere proiettare lontano questa festa che viene vista dai non addetti ai lavori come la solita festa paesana. Una festa che trasforma tutto il centro storico in un vespasiano all’aperto. Una festa che non dà licenze ma che è in se tutta una …licenza! Un solo pensiero. Sciacca città turistica! Ma i signori amministratori sanno come sono le città …turistiche! Saccensi alzate la testa, aprite gli occhi, prendete coscienza che i veri padroni della città siete solo volo voi! Vado via amareggiata. Oggi vado via, inizia il carnevale di primavera. Un carnevale strano, anomalo, voluto da pochi, pagato dai saccensi! 14 maggio 2010. Carnevale di primavera