Sciacca e lo strano caso della San Leon Ancona finisce sulla costa agrigentina


Fonte dell’articolo “la Repubblica”.

I clamorosi errori nella relazione di una srl irlandese con 10 mila euro di capitale: il Comune va in Procura

di LORENZO TONDO

Uno studio di 36 pagine, ricco di grafici e numeri, ma anche di sviste e omissioni, che il Comune di Sciacca manderà sul tavolo della magistratura. Lo hanno realizzato i geologi della Peal Petroleum per conto della San Leon srl, compagnia petrolifera con un capitale sociale di 10 mila euro che vuole trivellare il mare siciliano. Quando ai primi di maggio l´ingegnere Mario Di Giovanna si trovò tra le mani le carte che annunciavano i lavori, autorizzati dal ministero dello Sviluppo economico, notò qualcosa di strano: un foglio bianco appeso all´albo pretorio e intestato al “responsabile affissioni” (l´usciere del Comune), rimandava a un generico studio sull´impatto ambientale. L´obiettivo dell´analisi, commissionata dalla San Leon, è spianare la strada alle trivelle in un´area marina di 482 chilometri quadrati che va da Selinunte a Capo Bianco, a meno di 2 chilometri dalla costa. «Rimasi sconvolto – racconta Di Giovanna – Perché in Comune non ne sapevano niente? E perché la San Leon aveva intestato il documento al “responsabile affissioni” e non al sindaco?»
Di Giovanna, esperto di geotecnica con un passato nella Saipem, membro dell´associazione L´Altra Sciacca e portavoce del comitato “No alla Piattaforma”, non si fa scappare l´occasione. A pagina 19 dello studio i suoi sospetti diventano certezze: i geologi della Peal scrivono che «l´area di indagine» è frequentata da «piccole imbarcazioni a strascico… che trovano ricovero nei porti di Gela, Pozzallo e Scoglitti». «Perché mai dovrebbero trovare ricovero nella Sicilia orientale a più di 100 km di distanza – si chiede Di Giovanna, – quando vi sono nell´area i porti di Sciacca, Mazara e Porto Palo?»

Il mistero è presto svelato. Il paragrafo in questione è infatti identico ad un´altra indagine, realizzata nel marzo del 2008 sul Plateau Hybleo, anche questo oggetto di prospezione petrolifera. E ancora, a pagina 36 la Peal Petroleum sostiene che il «traffico marittimo per le motonavi di appoggio… sarà limitato ad un passaggio giornaliero da e verso il porto d´approdo più vicino, presumibilmente quello di Ancona».
«È un copia e incolla scandaloso – afferma l´assessore Gianfranco Vecchio – La Peal non ha realizzato lo studio sul nostro territorio. Cosa c´entra Sciacca con il Mar Adriatico?». Il geologo Luigi Albanesi, coordinatore dell´analisi ambientale della Peal, parla di «studio propedeutico», realizzato con un approccio bibliografico e afferma che il «ministero dell´Ambiente non pretende che gli studi vengano fatti sul luogo».
È però un fatto che a circa 26 miglia nautiche dalla costa di Sciacca e a 39 da Pantelleria, sorga un grosso isolotto di roccia lavica che sfiora la superficie a circa 6 metri di profondità. Lo eruttò la terra nel 1831 dando vita all´isola Ferdinandea, una delle tante bocche vulcaniche di un massiccio complesso sottomarino. Lo ha scoperto Mimmo Macaluso, che avverte: «Quella zona è un campo minato. A pochi chilometri da Sciacca, lo scorso agosto si è verificata l´esplosione di una sacca di metano proprio nell´area oggetto di ricerca. Immaginate se ci fosse stata una piattaforma». Dei rischi sismici e vulcanici, nello studio della Peal, non c´è traccia.

Di Giovanna, allarmato, avverte Filippo Bellanca, presidente del Consiglio comunale di Sciacca. I tempi stringono. La documentazione della San Leon è stata depositata con circa 20 giorni di ritardo, lasciando alle autorità due settimane per le dovute osservazioni. Bellanca convoca una seduta straordinaria, coordinando gli altri due Comuni interessati, Menfi e Castelvetrano. «Non sapevano nulla dei progetti della San Leon sulle loro coste – dice Bellanca – Anche le istituzioni provinciali ne erano all´oscuro». «Ci stanno svendendo per 10.000 euro – afferma il sindaco di Sciacca Vito Bono – stanno regalando le nostre acque a una società che vale meno di una gelateria».

I dati della Camera di Commercio confermano l´irrisorio capitale della San Leon, che fino ad oggi risulta inattiva. Il consiglio di amministrazione è composto da tre irlandesi, un americano e un inglese. Paul James Sullivan, William Artur Philip Thompson III, Charles McEvoy, Oisin Fanning. Hanno tutti domicilio nello stesso numero civico, il 93 di Via Rubichi, a Monteroni, un paesino di 14mila anime in provincia di Lecce. L´amministratore delegato è Finbarr Bryant, responsabile legale di un´altra società, la Petroceltic Elsa, che ha già ottenuto delle concessioni per le ricerche nell´Adriatico, dove il Wwf, per bocca di Fabrizia Arduini, ha denunciato le stesse irregolarità presenti nelle carte siciliane. Anche in questo caso lo studio è stato realizzato dalla Peal.

Tra i documenti, spunta il numero di una sede romana. Risponde Mario Tozzi (omonimo del più celebre geologo italiano) che nega di lavorare per la San Leon. «Noi passiamo solo la corrispondenza – spiega Tozzi – Provate con quelli di Dublino». La San Leon srl è controllata dalla San Leon Limited, società a responsabilità limitata, con sede al numero 6 di Northbrook Road nella capitale irlandese. Lo stesso della Petroceltic, che, come la San Leon, vanta un capitale di 10 mila euro. A Dublino risponde uno studio di consulenza, la LHM Casey McGrath. Abbastanza perché il Comune di Sciacca prepari un esposto alla Procura, chiedendo di fare luce sull´intera vicenda.

(03 agosto 2010)

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