Più che stop è pit-stop. Il governo non rinuncia al nucleare


Art. 5.

(Abrogazione di disposizioni relative alla realizzazione di nuovi impianti nucleari)

1. Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche, mediante il supporto dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare.

Questa al momento è la sintesi dell’emendamento posto dal governo al decreto legge omnibus  che fa strillare da ieri pomeriggio i media sulla cancellazione del nucleare (potete scaricare da qui l’emendamento per intero).

“Ora dopo ora, più che uno stop quello del governo sembra un pit stop, una pausa strumentale e transitoria per evitare di ricevere una mazzata dagli italiani al referendum e pure alle amministrative. Ma senza cambiare rotta”. Con questa parole il Comitato ‘Vota Sì per fermare il nucleare’ – oltre 70 associazioni unite nella battaglia per il referendum del 12 e 13 giugno – commenta le dichiarazioni del ministro Paolo Romani al Senato, mentre si discute del dl omnibus. “Il piano nucleare del governo, insomma, non finisce nel secchio, va solo nel cassetto, pronto a tornare in auge alla prima occasione”. Ma, continuano le associazioni, “ la puzza di bruciato si sente lontano un miglio. Se l’intenzione del governo è usare quell’emendamento per azzerare il referendum sul nucleare, e poi, tra un anno o due, varare una nuova norma che ci riporterà al punto di partenza, con un nuovo programma atomico, allora siamo di fronte ad un truffa referendaria bella e buona”. Comunque, conclude la nota del Comitato ‘Vota Sì per fermare il nucleare’, “gli italiani, cui l’emendamento del governo vuole togliere la possibilità di bocciare sonoramente il nucleare  col referendum e metterci definitivamente una pietra sopra, non si faranno raggirare”.

Le dichiarazioni del ministro Paolo Romani

“Abbiamo rivisto l’impostazione sul nucleare data nel 2009 e rinviamo una decisione così importante ad un chiarimento complessivo in sede Europea”. Lo ha detto al Senato il ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, spiegando i motivi della decisione del governo di bloccare le norme necessarie alla costruzione delle centrali nucleari.

L’Italia, aggiunge, dopo la decisione di bloccare la costruzione delle centrali nucleari, parteciperà alla costruzione “del nuovo nucleare europeo”: “Vuole partecipare a pieno titolo alla stesura dei nuovi standard di sicurezza” europei e per questo “stiamo definendo gli aspetti organizzativi dell’agenzia per la sicurezza del nucleare”. Romani ha spiegato come il nuovo programma vedrà “la partecipazione nella nuova costruzione dei nuovi standard Ue, la presenza industriale nella filiera e uno sforzo scientifico di approfondimento per il nuovo nucleare europeo”. (fonte: Ansa)

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