RiberellaDays, dal 29 Aprile al 1 Maggio la prima edizione con tanti concorsi.


Comunicato stampa

RiberellaDays, il Festival Internazionale delle Arance, vi aspetta a Ribera dal 29 aprile al 1 maggio 2011. Un chilometro di allegria e cultura, gastronomia e turismo coinvolgerà turisti, professionisti e curiosi, adulti e bambini nei 3 giorni di festa in cui si alterneranno convegni, mostre, laboratori, concerti e spettacoli dedicati all’arancia e agli agrumi di Sicilia.

Per l’occasione l’asse storico della “città delle arance” si vestirà da “Riberella Village”. Tutti i pomeriggi chef, pasticceri e gelatieri mostreranno al pubblico gli abbinamenti dei propri piatti con le arance lungo il corso principale all’interno di grosse arance.

RIberella Days è anche concorsi: Dolce Arancia, il concorso dedicato al pubblico che premierà il dolce più buono e più bello, “Cocktail all’arancia DOP”, il concorso regionale dei barman in cui i barman siciliani si contenderanno il titolo con l’aperitivo che più valorizzerà l’arancia di Ribera D.o.p., “Arancia fotogenica” per la migliore fotografia dell’arancia di Ribera DOP e Il Premio Arancia d’oro, orgoglio riberese che il Sindaco di Ribera, Carmelo Pace, consegnerà alle tre persone che in questi anni hanno portato l’arancia di Ribera DOP e la Città di Ribera nel mondo.

Per maggiori informazioni e per partecipare basta collegarsi al sito www.riberelladays.it.

Riberella Days è organizzata dal Comune di Ribera, Consorzio di Tutela della’Arancia di Ribera D.O.P., Iris Communication Srl e CDProgect.

Ufficio Stampa

Claudia Santoro, 3204071715

Giuseppe Sgrò, 3391899657

Riberella Days

La festa delle arance e degli agrumi di Sicilia inaugura la sua prima edizione a Ribera dal 29 aprile al 1 maggio. L’Asse storico della “città delle arance” si veste da “Riberella Village” per l’occasione. Tutti i pomeriggi chef, pasticceri e gelatieri mostreranno al pubblico gli abbinamenti dei propri piatti con le arance. Un chilometro di allegria e cultura, gastronomia e turismo coinvolgerà turisti, professionisti e curiosi, adulti e bambini nei 3 giorni di festa in cui si alterneranno convegni, laboratori, e spettacoli dedicati all’arancia e agli agrumi di Sicilia.

Tutti i pomeriggi dalle 16 alle 24, sarà possibile visitare le mostre del Riberella Days lungo il Centro Storico: la Mostra Pomologica: le classi di agrumi, le Esposizioni di Piante ornamentali di agrumi e la Mostra Fotografica “l’arancia fotogenica”.

Un educational tour, domenica mattina, sarà dedicato ai buyer e ai giornalisti che vorranno visitare gli agrumeti delle campagne agrigentine, degustando i prodotti locali.

E per festeggiare il primo maggio come da tradizione, nella giornata conclusiva, non potrà mancare la grigliata del lavoratore che delizierà il palato dei presenti con un menù caratteristico.

Riberella Days indice anche dei concorsi dedicati a professionisti e non. Il Concorso regionale dei barman “D.O.P. Cocktail all’arancia”, in cui i barman siciliani si contenderanno il titolo con l’aperitivo che più valorizzerà l’arancia di Ribera D.o.p., la Gara per il pubblico “dolce arancia” in cui una giuria tecnica ed una popolare, composta dai 5 vincitori del concorso “Vinci un weekend Riberella Days” svolto in occasione del Carnevale di Sciacca, premieranno il dolce più buono e più bello preparato dal pubblico. Il premio “arancia fotogenica” sarà assegnato, invece, alla migliore fotografia dell’arancia di Ribera DOP, mentre il “Premio Arancia d’oro” sarà consegnato dal Sindaco di Ribera, Carmelo Pace, alle tre persone che in questi anni hanno portato l’arancia di Ribera DOP e la Città di Ribera nel mondo.

E per gli appassionati, un interessante tour della Rossa Ferrari che attraverserà il Riberella Village.

L’obiettivo del Comune di Ribera, di Iris Communication Srl, del Consorzio di tutela Arancia di Ribera DOP e di CDProgect, organizzatori della kermesse, è quello di puntare su un’immagine univoca e rappresentativa della Sicilia nel mondo, del suo immenso e variegato patrimonio agroalimentare, culturale, turistico ed ambientale universalmente riconosciuto ed associato sia ad uno stile di vita sano e salubre, sia a molteplici opportunità di svago.

La presenza degli agrumi in Sicilia, infatti, è radicata non soltanto nell’ambiente geomorfologico dell’isola, ma anche nella cultura enogastronomica tradizionale e contemporanea. Agrumi e Sicilia: un accostamento che si rivela immediato e indissolubile nell’immaginario collettivo. Arance, limoni, clementine e mandarini, sono prodotti talmente legati alla cultura della nostra Isola da divenirne, in molti casi, l’emblema.

Lo dimostra il fatto che, nei giorni scorsi, le arance di Ribera hanno ottenuto il riconoscimento europeo DOP, mentre i limoni di Siracusa quello IGP.

Arancia Riberella

L’Unione Europea ha riconosciuto la Denominazione di Origine Protetta per l’Arancia di Ribera.

E in particolare per le produzioni derivanti dalle varietà:

  • Brasiliano con i cloni: Brasiliano comune, Brasiliano risanato;
  • Washington Navel, Washington navel comune, Washington Navel risanato, Washington Navel 3033;
  • Navelina con i cloni: Navelina comune, Navelina risanata e Navelina ISA 315.

Le arance bionde di Ribera con il caratteristico ombelico (navel) nella estremità inferiore, meno pronunciato nella Navellina, la classica arancia sferica dal sapore dolce e succoso più evidente.

Breve storia degli agrumi

Gli agrumi più di qualsiasi altra pianta da frutto sono legati all’evoluzione culturale dell’uomo e rappresentano un filo di congiunzione tra la civiltà orientale e quella occidentale. Essi appartengono al genere “citrus” e hanno una storia avventurosa che risale a 4.000 anni fa. La loro coltivazione, infatti, ebbe inizio intorno al 2400 a.C. nell’Asia orientale. Il lento procedere verso Occidente delle arance è testimoniato innanzitutto dal nome “arancia”, che deriva dal persiano “narang” e da “naranjija”, una particolare e ricercata pietanza della cucina persiana, presente nel più antico ricettario persiano, il Baghdadi. Un mosaico della villa del Casale di piazza Armerina testimonia che nel periodo tardo-imperiale romano erano già presenti in Sicilia il cedro ed il limone. L`arancio amaro (o melangolo) è stato introdotto in Sicilia e in altre regioni del mediterraneo dagli Arabi nel corso del VII secolo a.C. Alcuni secoli dopo, quando iniziarono le grandi scoperte, furono i Genovesi e i Portoghesi, popoli di navigatori, che con Vasco da Gama nel 1400 e nel 1500 diffusero l’arancio dolce in Europa. Infatti, fino ad oggi nelle espressioni dialettali di queste regioni l’arancia è denominata: partuga, partugal, partuallo, riferendosi proprio alla regione da cui ebbe origine la diffusione europea. Probabilmente fino al XVI secolo furono coltivate soltanto arance bionde e soprattutto per scopo ornamentale e religioso: per questo motivo ancora oggi le coltivazioni di agrumi sono chiamate dai siciliani “giardini”. La moda di utilizzare gli agrumi a tale scopo si propagò nel Medioevo e nel Rinascimento. Solo in seguito furono scoperte le qualità nutrizionali di questo prodotto e così il consumo di arance si diffuse anche a livello popolare e cominciò l’utilizzo agricolo dell’agrume. Bisogna giungere nel XVII secolo perché l’arancia rossa entri nel panorama delle varietà conosciute in Italia. È nell’opera “Hesperides” del gesuita Ferrari (1646) che viene descritto per la prima volta il frutto di un ”aurantium indicum” dalla polpa pigmentata (purpurei coloris medulla), portato in Italia da un missionario genovese di ritorno dalle isole Filippine, dopo un lungo viaggio iniziato probabilmente in territorio cinese (i più antichi documenti in cui si fa riferimento ad arance pigmentate sono infatti cinesi: “Dalla Cina a Bruxelles”, Maccarrone), dove si è differenziato quel primordiale nucleo genetico dal quale sono derivati gli attuali agrumi. E arance decisamente rosse sono raffigurate in un quadro di Bartolomeo Bimbi, un pittore che operò alla corte dei granduchi di Toscana tra il XVII e il XVIII secolo. Le caratteristiche dell’arancia dal sugo vinoso vengono poi descritte in un manoscritto del botanico fiorentino Micheli (1679 – 1737). In Sicilia è soprattutto nel 1700 e nel 1800 che l’elevata redditività dell’agrumicoltura spinse in modo notevole la diffusione di questa coltura. Con il passare dei secoli si caratterizzarono delle tipologie d’arance peculiari e riscontrabili solo nell’isola, in particolare una su tutte si distinse per le sue ottime proprietà organolettiche: l’Arancia Rossa di Sicilia. I primi trattati sulle arance pigmentate si ritrovano a partire dal 1914 anno in cui, la Reale Stazione Sperimentale di Agrumicoltura e Frutticoltura, pubblicava nei suoi Annali uno studio del dott. Francesco Cocuzza Tornello dal titolo “La varietà di arancio sanguigno nel territorio di Caltagirone”. Il contributo storico più importante si ritrova in un articolo del n. 3 del mese di Marzo del 1933 del mensile “L’Italia Agricola”, dove il dott. Dario Guzzini elenca e descrive “Gli aranci della Sicilia”. Esso delinea una precisa e puntuale descrizione delle varietà di agrume pigmentate, commercializzate oramai da decenni in Sicilia con il nome di: il “Sanguinello”, “Tarocco” e “Moro”.

Il settore agrumicolo in Sicilia

Con una superficie investita di oltre 105 mila ettari, pari a circa il 60% della relativa superficie investita a livello nazionale, il comparto agrumicolo in Sicilia fornisce una produzione complessiva di oltre 15 milioni di quintali, pari al 61.4% della PLV agrumicola nazionale, al 19,5% della PLV Siciliana ed infine al 2,7% di quella nazionale. La Sicilia è la principale regione produttrice di agrumi e le sue produzioni continuano a mantenere elevati standard qualitativi, ma hanno un costante bisogno di supporto e di innovazione per rimanere competitive sul piano nazionale e sfidare i mercati stranieri. Tuttavia la lenta trasformazione del sistema agricolo regionale rende difficile la competizione con i modelli commerciali già affermati nei Paesi europei più avanzati, qui il gigantismo delle imprese della Distribuzione Organizzata detta le proprie condizioni alle imprese fornitrici e le PMI agricole ed agroalimentari siciliane con strutture spesso atomistiche e scarso potere contrattuale che si propongono sul mercato sono svantaggiate rispetto alle imprese di dimensioni maggiori. Negli ultimi anni gli alti costi di produzione e i bassi ricavi nella vendita dei prodotti hanno messo in crisi l’intero settore.

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