Per fare chiarezza su alcuni punti, rispondiamo alle osservazioni presenti nel seguente commento al post sulla geotermia inserito da Lelio Giaccone, che ringraziamo per l’occasione dataci.
Vorrei fare due appunti: Il PDF del documento in questione dovrebbe essere in vostro possesso da due mesi circa: io personalmente l’ho inviato in data 10 Maggio all’indirizzo email di un vostro associato. Inoltre, nel tempo ho notato che la vostra associazione ha preso posizione contro il nucleare (giustamente), contro l’eolico, ha mostrato forti perplessità sul fotovoltaico (o sul solare termodinamico, l’impatto visivo non è molto diverso); ora è il geotermico a sollevare le vostre perplessità; sono in stato avanzato studi per produrre energia dalle correnti e dal moto ondoso, ma temo di sapere quale sarà la posizione. Avrei una proposta “rivoluzionaria”: dotiamoci ognuno di una bella cyclette collegata ad un generatore… avremo il vantaggio collaterale della forma fisica
Lelio Giaccone
Noi non siamo mai stati contrari alla produzione di energia elettrica attraverso il fotovoltaico, l’eolico, la geotermia o il moto ondoso, anzi riteniamo che le tecnologie rinnovabili necessitano di essere sempre più incoraggiate e debbano stare, sin da subito, al centro dell’attenzione delle politiche energetiche di tutti gli Stati del Mondo. Ci siamo invece fermamente opposti all’energia atomica e all’estrazione del petrolio nel Canale di Sicilia.
Ciò che contestiamo è il mancato coinvolgimento della cittadinanza nella trasformazione del suo territorio. E’ un dato di fatto che nelle procedure di valutazione ambientale, obbligatorie in tutti questi casi, non è mai stata coinvolta la popolazione, con evidente violazione dei principi ispiratori della legge che sancisce il coinvolgimento dei cittadini in ogni operazione di mutamento del territorio. Di esempi in merito ne possiamo citare tanti: rigassificatore di Agrigento, impianto di biomasse di Ribera, impianto per la lavorazione delle vinacce a Sciacca, cave per l’estrazione delle pietre, impianti eolici, impianti fotovoltaici (uno dei quali è considerato tra i più grandi d’Europa), piattaforme petrolifere e chissà cos’altro è stato autorizzato e della cui presenza ci accorgeremo a progetto approvato o addirittura eseguito!
A noi questo modo di procedere non pare normale e degno di un paese civile ed è questo che contestiamo apertamente. Vogliamo essere coinvolti nella gestione del nostro territorio, non solo perché è un obbligo di legge ma perché è un dovere morale.
La mancata partecipazione alla procedura di valutazione di impatto ambientale da parte dell’amministrazione comunale produce come effetto un danno erariale enorme. Infatti, la presenza di questi impianti provoca un danno sul territorio che può essere paesaggistico, ambientale e/o economico (non permettendo ad esempio lo sviluppo turistico delle zone interessate). Questo danno, per legge, andrebbe compensato o con opere di mitigazione o con un’adeguata compensazione economica. Non prendendo parte al processo di VIA si evita di instaurare un contraddittorio con chi propone la realizzazione dell’impianto, il quale in pratica è così libero di offrire in cambio ai residenti nel territorio ciò che gli aggrada, ovvero, spesso e volentieri, poco o niente! Di fatto, a causa delle amministrazioni inerti che si sono succedute, noi cittadini abbiamo perso in alcuni casi centinaia di miglia di Euro l’anno in altri, invece, cosa molto più grave, la possibilità di salvare il nostro territorio da vere e proprie devastazioni ambientali.
Soltanto col parco eolico del Cassero si prevedeva di dare energia a 200.000 persone! E con tutti gli altri parchi eolici, impianti fotovoltaici e a biomasse già costruiti a quante persone stiamo dando energia elettrica? Due dati sono comunque certi: la Sicilia produce più energia di quanta ne consuma (circa il 6%) e l’elettricità non si può trasportare se non per brevi distanze altrimenti si trasforma in calore, come la fisica insegna. E allora perché qualcuno non ci spiega il motivo per cui in provincia di Agrigento c’è una tale concentrazione di impianti di produzione elettrica di ogni genere? E’ una domanda lecita che noi Saccensi, noi Agrigentini, noi Siciliani dobbiamo porre ed alla quale i nostri amministratori ed i nostri governanti devono dare una risposta.
Per quanto concerne la geotermia, possiamo senza dubbio dire che si tratta di una forma di energia pulita ma mostra qualche aspetto negativo come l’emissione di anidride solforosa, l’abbassamento delle falde idriche (con quello che può comportare per il termalismo) e l’aumento dei terremoti.
Noi abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere di essere messi a conoscenza del progetto della K Energy e dei rischi ad esso connessi. Cosa hanno intenzione di fare questi signori? Ci sono dei rischi per la città di Sciacca, per le stufe di San Calogero e per le falde termali? Ci sono rischi di scatenare movimenti tellurici? Cosa ci guadagniamo?
In linea di principio potremmo avere risposte positive a tutte queste domande, ma è un dato di fatto che non ce ne sono state date e l’amministrazione comunale, pur sapendo da più di un anno della domanda di VIA, non ha fatto nulla per informarsi ed informare i cittadini.
Può essere ritenuto un comportamento normale? Secondo noi per niente!
Noi sapevamo della domanda di VIA non da due mesi fa, ma da circa un anno: è stato Mimmo Rizzuto a dare l’allarme durante la trasmissione la Giostra del mese di maggio dell’anno scorso in cui era presente un importante esponente della maggioranza di governo della città. Non appena saputo della VIA abbiamo prontamente allertato l’amministrazione comunale che ci aveva assicurato lo svolgimento di tutte le operazioni necessarie pee partecipare alla procedura di VIA. Oggi veniamo a sapere che così non è stato.
Noi siamo un’associazione di promozione sociale e culturale e non dovremmo sostituirci alla pubblica amministrazione (anche se in più occasioni siamo stati costretti a farlo).
Questa volta non l’abbiamo fatto e, ne conveniamo, abbiamo sbagliato.
Non voglio assolutamente fare polemica: L’Altra Sciacca è la prima ed unica associazione che non sia nata prima di un’elezione e morta subito dopo, e svolge un compito insostituibile; voglio però precisare meglio il mio pensiero.
Quando ancora si parlava di centrali nucleari, di cui per fortuna adesso non si parla più, mi ha indignato un’affermazione di Zaia, presidente del Veneto: in due parole ha detto: “il nucleare va bene, ma non in Veneto, noi produciamo già più di quanto serve a noi stessi”; già su questo ci sarebbe da discutere: quello che produciamo, lo produciamo da fonti fossili, dato che, nonostante il boom di questi anni, la produzione da fonti rinnovabili (tutte le fonti: eolico, fotovoltaico, biomasse, geotermico) non raggiunge neanche lontanamente il 7% del fabbisogno, solo l’idroelettrico raggiunge produzioni significative, attestandosi sul 13-14% circa (quasi tutto al nord), ed altrettanto ci sarebbe da ridire se pensassimo di avere raggiunto l’autarchia energetica con questi quattro parchi eolici e impianti fotovoltaici. La spiegazione della corsa a realizzare impianti in Sicilia è semplice: un impianto fotovoltatico qui produce il 40% in più di un impianto realizzato a Bologna, e non è pensabile realizzare un impianto eolico a Milano, dove il vento non sanno cosa sia, mentre la Sicilia occidentale è uno dei migliori siti d’Italia per condizioni di vento.
Io, forse troppo semplicisticamente, pensavo che una Nazione potesse essere assimilata ad un aggregato sociale molto più piccolo, in cui ciascuno contribuisce secondo le sue possibilità e le sue attitudini, ma mi sono accorto che ci frammentiamo sempre di più: da Nazione a Regione, poi provincia, città, quartiere, perfino condominio: tutti guardimo il nostro fregandocene della comunità.
La risposta a quesiti che riguardano tutta la società non può essere “no e basta”; deve essere “questo no, propongo quello”, nè può essere “va bene, ma non a casa mia”: l’atteggiamento che nei paesi anglosassoni viene definito “NYMB” (Not In My Backyard) Non Nel Mio Giardino, se è criticabile quando lo adotta la Lega non lo è meno se attuato da noi, a maggior ragione se si parla di caratteristiche peculiari di un territorio, come l’energia geotermica. Non so se l’area individuata abbia queste caratteristiche, ma potremmo rifiutare la realizzazione di una centrale geotermica di potenza simile a quella di Larderello, che produca qualche migliaio di Gwh annui, senza che questa possa essere realizzata altrove? Per dare un’idea delle dimensioni, Larderello produce 4.800 GWh annui, l’equivalente di 3200 Mw fotovoltaici, che richiederebbero 8-9000 ettari di terra, un rettangolo di di 10 Km x 8-9 Km (chilometri!); e Larderello nonostante sia una delle centrali geotermiche più grandi del mondo (produce il 10% del geotermico mondiale) produce circa l’1,5% del fabbisogno nazionale, questo per far capire quanto ancora la produzione di energia da rinnovabili sia lontana dal raggiungere quote veramente importanti. Cosa diremmo se le città destinate a siti di produzione di energia si rifiutassero di produrre energia eccedente i loro bisogni, o se Il governo centrale, indispettito per il nostro rifiuto, ci imponesse di produrci in loco l’energia necessaria? Appartenere ad una comunità comunque grande significa contribuire ciascuno secondo le sue possibilità. Concludo con una parola sulla VIA: tiene conto dei milioni di tonnellate di co2 non immessi in atmosfera, o questo è irrilevante, specialmente se viene prodotta in casa altrui?
Mi scuso per la lunghezza: non sono riuscito ad essere più sintetico.
Lelio Giaccone