Consorzio Acquedotto Tre Sorgenti – Come morire di indifferenza politica


Riceviamo e pubblichiamo l’appello formulato dal Responsabile dell’Area Tecnica del Consorzio Acquedotto Tre Sorgenti, l’architetto Fabrizio Lo Porto, e rivolto a tutti i Siciliani, in particolar modo a coloro che credono nella gestione pubblica dell’acqua.

CONSORZIO ACQUEDOTTO TRE SORGENTI

ovvero

Come morire di indifferenza politica
Un po’ di storia
Foto prelevata dal sito http://www.canicattinotizie.net

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Il Consorzio per l’Acquedotto Promiscuo delle Tre Sorgenti, tra i Comuni di Campobello di Licata, Canicattì, Grotte, Licata, Palma di Montechiaro, Racalmuto e Ravanusa, venne costituito con decreto prefettizio del 25 dicembre 1916. Del Consorzio si cointeressò anche l’Amministrazione delle Ferrovie dello Stato (per questo motivo venne definito “promiscuo”).

La sua funzione è da allora quella di captazione, adduzione e distribuzione ai Comuni consorziati delle proprie acque sorgentizie site nel territorio di S. Stefano di Quisquina. L’acqua da convogliare originariamente era quella delle “Tre Sorgenti”. In seguito furono aggiunte altre tre sorgenti, per una quantità d’acqua complessiva di 98 litri/secondo.

Il personaggio che più ha voluto il Consorzio, guidandolo per molti anni e credendo nella sua utilità per gli abitanti dei Comuni consorziati, è stato l’On. Giovanni Guarino Amella (Sant’Angelo Muxaro 1872 – Palermo 1949).

L’On. Guarino Amella, canicattinese di adozione, dal 1914 e per tutto il periodo della guerra fu anche pro-sindaco di Canicattì. A lui deve molto l’autonomia regionale siciliana, di cui fu uno dei padri fondatori. Partecipò ai lavori della Consulta e contribuì alla stesura dello Statuto Siciliano. Nel 1998 è stata costituita la Fondazione “Giovanni Guarino Amella”, inserita dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali tra i 15 più importanti archivi storici del panorama nazionale.

Negli anni sessanta avvenne la cessione della gestione delle reti cittadine da parte di molti comuni all’Ente Acquedotti Siciliani (E.A.S.) e con esse anche le diramazioni dell’acquedotto consortile interne alle zone urbane. In particolare si avrà la gestione E.A.S. nei Comuni consorziati di Licata, Ravanusa, Racalmuto e Campobello di Licata, mentre nei restanti Comuni consorziati continuerà la gestione in house delle rispettive amministrazioni comunali.

Nel 1997 l’Assemblea Consortile decide di adeguare il proprio statuto alla nuova forma associativa prevista dall’art. 25 della Legge n°142 del 1990 (recepita in Sicilia dalla L.R. 48/1991). In sede di trasformazione viene prevista espressamente che l’attività sarà la gestione del servizio idrico integrato ai sensi degli artt. 4 e 9 della Legge “Galli” n°36/1994 (recepita con l’art. 69 della L.R. n°10 del 27 aprile 1999). Nel 2000 viene modificato definitivamente lo statuto, assumendo così l’attuale denominazione di “Consorzio Acquedotto Tre Sorgenti” (C.A.T.S.).

Il nuovo Consorzio diviene il primo soggetto pubblico in Sicilia idoneo alla gestione del Servizio Idrico Integrato (S.I.I.), costituendo di fatto, all’interno della provincia di Agrigento, un sub Ambito Territoriale Ottimale idrico (A.T.O.).

Con il 29 % Licata è il Comune con la quota maggiore. Seguono Canicattì con il 22 %, Palma di Montechiaro con il 17 %, Ravanusa con l’11 %, Campobello di Licata con l’8 %, Racalmuto con il 7 %, ed infine Grotte con il 6 %.

Oltre ad erogare l’acqua ai sette Comuni consorziati, a seguito delle Ordinanze del Commissario per l’Emergenza Idrica in Sicilia, si fornisce l’acqua anche ai Comuni di Naro e Castrofilippo.

L’avvento del gestore privato

Con i D.P.R.S. del 16 maggio 2000 n°114 e n°16/Serv.2° S.G. del 29 gennaio 2002 sono stati determinati gli Ambiti Territoriali Ottimali. Con successivo D.P.R.S. del 7 agosto 2001 sono state determinate le modalità di costituzione degli A.T.O. in ordine alla gestione ed all’uso delle risorse idriche.

Il 6 agosto 2002 è stato costituito il Consorzio di Ambito di Agrigento, tra la Provincia regionale di Agrigento e i Comuni ricadenti nel territorio della medesima Provincia, allo scopo di organizzare il Servizio Idrico Integrato nell’Ambito Territoriale Ottimale di Agrigento e di provvedere alla programmazione ed al controllo di detto servizio.

Il Consorzio di Ambito della Provincia di Agrigento, in data 18 gennaio 2007, affida alla Girgenti Acque s.p.a. il Servizio Idrico Integrato e, successivamente, in data 27 novembre 2007, viene stipulata la Convenzione per la gestione del S.I.I. nei comuni appartenenti all’ambito. La Convezione prevede all’art.9 la consegna di tutti gli impianti comunali al soggetto unico gestore del S.I.I.

Con la costituzione dell’A.T.O. idrico di Agrigento e l’uscita di scena dell’E.A.S. con la cessione al nuovo gestore del S.I.I. delle reti cittadine, si è configurato l’attuale schema della distribuzione idrica nella provincia agrigentina.

Il Consorzio Tre Sorgenti (Ente pubblico con propria personalità giuridica) non è mai stato sollecitato o invitato al processo di formazione del Consorzio d’Ambito Agrigento così come invece richiesto dall’applicazione degli artt. 9 e 10 della Legge Galli. Inoltre, non risulta effettuata alcuna verifica sulle gestioni esistenti come, invece, richiede l’art. 9 dello schema di convenzione (allegato B del D.P.R.S. del 7 agosto 2001) utilizzato da tutti i comuni costituenti il Consorzio d’Ambito Agrigentino.

Dal 2008 ad oggi la Regione Siciliana, su sollecitazione del Consorzio d’Ambito Agrigento e del gestore Girgenti Acque s.p.a., ha nominato tre Commissari ad acta per obbligare il Consorzio Tre Sorgenti alla consegna degli impianti. L’ultimo Commissario nominato è stata la dott.ssa Teresa Restivo (Decreto Assessoriale n°1412 del 28 agosto 2012, lo stesso provvedimento con la quale sono stati commissariati 19 Comuni agrigentini e il Consorzio del Voltano).

Il Dipartimento regionale, e prima di esso l’Agenzia (A.R.R.A.), non hanno mai citato alcuna norma specifica che prevede l’obbligo per i consorzi tra enti locali, come il Tre Sorgenti, di trasferire i propri beni sic et simpliciter ad un soggetto privato, richiamando genericamente, invece, le leggi che disciplinano l’intera materia, ritenute forse da sole sufficienti a giustificare l’intervento, e citando una convenzione di gestione del S.I.I. che non ha mai visto partecipe il Consorzio Tre Sorgenti.

Alcuni Sindaci dei Comuni consorziati e i dipendenti del Consorzio hanno impedito fisicamente, negli ultimi due tentativi di commissariamento, l’insediamento del funzionario regionale nominato, vanificando l’attività sostitutiva regionale.

Il Consorzio oggi

Attualmente il Consorzio convoglia nella propria condotta in media annua circa 250 litri/secondo. Oltre dalle proprie sorgenti, riceve acqua dalla Galleria Castelluzzo (gestione Girgenti Acque), posta sempre nel bacino del Voltano, e dall’Acquedotto del Fanaco (gestione Siciliacque), in località Reda a Canicattì. Fornisce acqua all’ingrosso ai Comuni di Campobello di Licata, Canicattì, Castrofilippo, Grotte, Licata, Naro, Palma di Montechiaro, Racalmuto e Ravanusa, per una popolazione complessiva di oltre 150.000 abitanti.

Con la mutata situazione dovuta all’ingresso in scena di Girgenti Acque, il Consorzio ha solo due clienti: il Comune di Palma di Montechiaro e Girgenti Acque per tutti gli altri comuni. Tale situazione ha portato il Consiglio Direttivo del Tre Sorgenti a variare la modalità di mantenimento finanziario del Consorzio. Infatti, essendo venuto meno il vantaggio diretto dei comuni consorziati di attingere gratuitamente l’acqua sorgentizia, il Consiglio Direttivo ha deciso di fatturare tale acqua alla Girgenti Acque, in quanto soggetto esterno al Consorzio. Questa scelta, condivisa anche dal Comune di Palma, consente l’azzeramento delle quote di mantenimento per i comuni consorziati, a partire dal gennaio 2009.

L’Acquedotto consortile, per la sua tipologia e posizione, è da considerarsi come una naturale prosecuzione dell’Acquedotto del Fanaco gestito da Siciliacque. L’Acquedotto consortile consente di chiudere un anello con l’Acquedotto “Favara di Burgio” (da Agrigento a Gela) e con l’Acquedotto “ex dissalata” (da Gela ad Agrigento), oltre alle diverse connessioni intermedie con l’Acquedotto del Voltano. L’Acquedotto Tre Sorgenti rappresenta un collegamento fondamentale nella rete acquedottistica della Sicilia meridionale. Tale importanza lo configura di interesse sovra-ambito e, quindi, nell’ipotesi di cessione degli impianti, rientrerebbe nelle competenze di Siciliacque e non di Girgenti Acque. Purtroppo il Piano d’Ambito della Provincia di Agrigento lo inserisce, invece, tra gli impianti di interesse locale.

Se si tralascia il fatto che il Consorzio Tre Sorgenti è un soggetto pubblico controllato direttamente dai Comuni consorziati e che, quindi, non deve generare profitti per i suoi soci, da un punto di vista tecnico il Consorzio risulta come un soggetto interposto tra l’attività della società gestore d’ambito (Girgenti Acque) e quella della società gestore sovra-ambito (Siciliacque). Tale interposizione nell’attuale sistema gestionale degli acquedotto può portare all’affermazione che tecnicamente il Consorzio è inutile.

Invece, in una visione più ampia e nell’ottica di una ri-pubblicizzazione del Servizio Idrico Integrato, il Consorzio rappresenta uno degli ultimi baluardi della gestione pubblica dell’acqua in Sicilia e, forse, un punto di ri-partenza per una ri-pubblicizzazione del servizio idrico.

Le battaglie “esterne” del Consorzio

Un primo fronte è certamente rappresentato dalla netta e decisa opposizione attuata nei confronti della Regione e dell’A.T.O. idrico di Agrigento attraverso le battaglie legali nei tribunali amministrativi e con manifestazioni pubbliche per impedire l’insediamento dei commissari regionali, al fine di evitare la consegna forzata dell’acquedotto e delle sorgenti alla società privata gestore del S.I.I.

Un altro fronte si continua a combattere nei tribunali civili per ottenere il pagamento delle fatture relative alla fornitura di acqua alla Girgenti Acque. Infatti, dal 2009 la Girgenti Acque pretende di non pagare l’acqua fornita dal Consorzio. L’ammontare del debito di Girgenti Acque nei confronti del Consorzio, al netto dei rapporti di dare ed avere reciproci per scambio di forniture d’acqua, ha superato i NOVE MILIONI di euro. Questa somma il Consorzio la deve girare a Siciliacque per il pagamento delle forniture ricevute nello stesso periodo. Tutto ciò senza che l’A.T.O. o la Regione abbia mai speso una parola per evitare l’indebitamento di un Ente Pubblico a favore di un soggetto privato.

Un ultimo fronte esterno è costituito dagli accertamenti fiscali effettuati dalla Guardia di Finanza di Agrigento. Durante le prime giornate dell’accertamento gli agenti incaricati ripetevano continuamente che il Consorzio vendeva l’acqua ad un prezzo maggiorato, accantonando chissà quale tesoro e danneggiando il gestore (sic!!!). Dopo tre mesi di accertamenti gli agenti incaricati, dopo essersi conto che il Consorzio aveva a stento i fondi per pagare le bollette, hanno concluso affermando che il Consorzio era da sanzionare comunque perché “vende l’acqua sottocosto”. Nonostante il “giro di boa” delle Fiamme Gialle, sono state applicate sanzioni per circa 5 milioni di euro alla quale il Consorzio si sta opponendo in sede di Commissione Tributaria.

Altre battaglie a carattere penale hanno coinvolto nel 2010 il Consorzio (Operazione “Sorgente”, con l’arresto del Presidente allora in carica e condannato in primo grado, la condanna di un Sindaco consorziato e il rinvio a giudizio di un secondo Sindaco).

Le battaglie “interne” al Consorzio

Dal novembre del 2008 l’Assemblea dei Sindaci dei Comuni consorziati si è profondamente divisa al suo interno: da un lato i Sindaci favorevoli alla consegna degli impianti al gestore privato; dall’altro i Sindaci contrari alla consegna. Ciò ha portato ad avere i componenti del Consiglio Direttivo e il Presidente eletti solo da tre Comuni su sette.

Questa lacerante divisione ha comportato l’approvazione dei bilanci consortili senza la previsione di investimenti e delle quote a carico dei comuni per il funzionamento del Consorzio. Inoltre, diversi componenti del Consiglio Direttivo sono entrati in conflitto con i Sindaci dei Comuni di riferimento.

L’Assemblea consortile ha comunque approvato la riduzione del numero dei componenti del Consiglio Direttivo (da sette a tre) e sono state ridotte anche le indennità percepite dai Consiglieri.

Alcune considerazioni in merito alla eventuale consegna degli impianti

L’art. 822 e l’art. 824 del Codice Civile stabiliscono che gli acquedotti statali, provinciali e comunali, sono beni demaniali. L’art. 823 del Codice Civile stabilisce che i beni che fanno parte del demanio pubblico non possono formare oggetto di diritti a favore di terzi, se non nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi che li riguardano. La consegna degli stessi ad un soggetto gestore privato, senza alcun onere in capo ad esso per tali beni, si configura come violazione del citato art. 823 (“… non possono formare oggetto di diritti a favore di terzi …”) con evidente danno all’erario.

La consegna degli impianti consortili ad un soggetto privato realizzerebbe, a fronte di un gravissimo danno in capo al Tre Sorgenti, un ingiusto profitto per la società privata chiamata a gestire il servizio idrico integrato che si ritroverebbe, indebitamente, a trarre profitto dell’acqua sorgentizia consortile, senza contare che la consegna dei propri beni svuoterebbe improvvisamente di ogni contenuto le funzioni del Consorzio.

Ancora, la consegna degli impianti e di tutto quanto connesso e funzionale, personale compreso, si configura di fatto come “cessione del ramo di azienda” e, in conseguenza, devono applicarsi gli artt. 2558-2559-2560 del Codice Civile al fine di consegnare anche i crediti e debiti del Consorzio correlati alla gestione degli impianti.

La situazione del personale dipendente del Consorzio

I dipendenti del Consorzio oggi sono in tutto diciotto, così suddivisibili:

  • n°7 dipendenti (uno di cat. D, tre di cat. C e tre di cat. B) a tempo indeterminato;
  • n°3 dipendenti ex LSU a tempo determinato e part-time (due cat. C e uno cat. B, 24 ore);
  • n°1 dipendente ASU a carico INPS e part-time (cat. A., 20 ore a tempo determinato);
  • n°7 dipendenti a contratto (tempo determinato) e part-time (uno cat. D, due cat. B e quattro cat. A, 21 ore).

Le norme regionali per i dipendenti dei consorzi che consegnano le reti idriche prevedono:

  • l’art. 4 della L.R. n°20 del 20 dicembre 2008, così come modificato dall’art. 62 della L.R. n°6 del 14 maggio 2009, impone che il personale dipendente a tempo indeterminato che, alla data di entrata in vigore della L.R. n°20 del 3 dicembre 2003 era in servizio nei consorzi idrici tra comuni, senza alcun onere a carico del bilancio della Regione transiti alle Autorità d’ambito per il servizio idrico;
  • il parere n°14035 del 7 aprile 2011 dell’Ufficio Legislativo e Legale della Regione Siciliana, rilasciato al Dipartimento regionale dell’acqua e dei rifiuti, nel quale si afferma che si deve procedere alla applicazione dell’art. 4 della L.R. n°20 del 20 dicembre 2008, con il trasferimento “senza ulteriori indugi” del personale rientrante nelle previsioni del citato art. 4.

Nelle previsioni del sopra citato art. 4 rientrano solo 6 dipendenti a tempo indeterminato. Il settimo dovrebbe cercarsi il posto attraverso l’istituto della mobilità in un altro ente pubblico. Tutti gli altri (11 dipendenti) non avrebbero alcuna possibilità di lavoro se non sperare che il gestore abbia bisogno di loro.

Il contratto di tutto il personale a tempo determinato scadrà il prossimo 31 dicembre 2012.

Se si considera che il 31 dicembre del 2012 anche gli A.T.O. idrici chiudono, tutto il personale sta rischiando seriamente il proprio posto di lavoro.

È indubbio che la consegna oggi dei beni consortili provocherebbe un gravissimo pregiudizio per tutto il personale dell’ente il quale non dispone di informazione alcuna sul suo futuro.

Ma i guai non vengono mai da soli.

La scelta operata nel 2008 di eliminare le quote di mantenimento del Consorzio poste a carico dei Comuni consorziati, gravando i costi di gestione e del personale sulla vendita a prezzo politico dell’acqua delle proprie sorgenti, pur sembrando ancora oggi una valida scelta in quanto sgravava i bilanci comunali, si è duramente scontrata con la posizione di rifiuto di Girgenti Acque nel pagare le forniture effettuate ad essa dal Consorzio.

In questi quattro anni il Consorzio ha prosciugato tutte le risorse finanziarie possedute, con il risultato che a fine anno 2012 non si potranno più pagare gli stipendi e le bollette.

In mancanza quasi certa di nuove entrate (rappresentabili dal ripristino e versamento delle quote a carico dei comuni), è praticamente impossibile rinnovare gli undici contratti di lavoro in scadenza a fine anno e, contemporaneamente, il personale a tempo indeterminato non riceverà lo stipendio.

Quale futuro per il Consorzio

Molto del futuro del Consorzio è legato al nuovo assetto che nascerà dalla legge regionale per l’acqua pubblica.

Si potrebbe scegliere di chiuderlo perché risulta superato dalle nuove norme, inglobandolo magari nel nuovo soggetto gestore pubblico, o riprendere con maggiore forza e vigore la propria attività secolare in quanto individuato come modello associativo di tipo consortile da utilizzare nella gestione pubblica.

Potrebbero intravedersi anche nuove e diverse funzioni, quali i servizi associati per i comuni consorziati (attuali e nuovi) in un’ottica di riduzione dei costi e miglioramento dell’offerta.

Tutto ciò, comunque, passerà dalle decisioni degli attuali soci: i Sindaci dei sette comuni consorziati. Se riusciranno a superare le contrapposizioni che li tengono divisi il Consorzio potrà avere un futuro, altrimenti è probabile che, mentre nasceranno nuovi consorzi per la gestione dell’acqua e dei servizi associati, il Tre Sorgenti dovrà chiudere.

Mantenendo lo status quo si profila un altro paradosso agrigentino. In fondo scrittori come Pirandello, Quasimodo, Sciascia e Camilleri non potevano che nascere nella terra del “Re di Girgenti”.

Cosa fare subito per il Consorzio

In attesa delle norme di attuazione conseguenti alle disposizioni dell’art. 49 della Legge Regionale n°11/2010 (Legge finanziaria regionale) in merito alla “Gestione integrata del servizio idrico”, e in attesa che il parlamento regionale approvi una legge sulla ri-pubblicizzazione dell’acqua, e in considerazione delle accertate difficoltà economiche e tecniche della Girgenti Acque, il mantenimento in vita del Tre Sorgenti è indispensabile.

Sarebbe assurdo il fatto che, proprio nel momento in cui si sta avviando seriamente una discussione parlamentare sul ritorno della gestione pubblica dell’acqua, si debba chiudere un ente pubblico che da quasi un secolo effettua il servizio idrico nel migliore dei modi.

Chiarito tutto ciò si potrà discutere se e quando consegnare e sciogliere il Tre Sorgenti.

L’indifferenza dei politici e de politicanti ha decretato di fatto la chiusura del Consorzio che si sta spegnendo per asfissia economica e inconsistenza politica.

Occorre far comprendere ai Sindaci consorziati che il Consorzio è una risorsa e non può essere abbandonato a se stesso. Occorre convincerli a versare nelle casse consortili il minimo necessario per la sopravvivenza, in attesa di capire cosa farne in base alle prossime scelte legislative regionali in tema di servizi idrici.

Un’azione eclatante di sensibilizzazione delle coscienze, con il richiamo alle responsabilità civiche e di legge dei Sindaci e di tutte le altre autorità provinciali e regionali, risulta essere la più concreta e veloce attività da mettere in campo da parte di tutti quelli che credono nella gestione pubblica dell’acqua.

Il Consorzio può diventare una sede permanente di queste battaglie.

Chi può ci aiuti. Aiuti la Sicilia e i Siciliani ad abbattere i paradossi.

Canicattì, 23 novembre 2012.

Fabrizio Lo Porto, architetto.
Responsabile Area Tecnica del
Consorzio Acquedotto Tre Sorgenti

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