Chi ha seguito tutta la vicenda riguardante la privatizzazione dell’acqua nella nostra provincia si è sempre scontrato con una “non-verità”, cioè che il privato è capace di immettere nuovi capitali e di gestire un bene comune meglio dell’ente pubblico. Lo si è detto in occasione dell’affidamento della gestione del servizio idrico integrato alla Girgenti Acque e, di fatto, lo ha confermato l’organo di controllo costituito dall’ATO Idrico tramite il suo presidente Eugenio D’Orsi.
Con Girgenti Acque non abbiamo visto né investimenti né l’erogazione di un buon servizio. Sino ad oggi siamo soltanto certi dei problemi che sono stati sollevati dai residenti quasi in tutti i comuni della provincia di Agrigento a causa di una insoddisfacente gestione della distribuzione, dei notevoli ritardi negli interventi di riparazione e delle modalita’ non proprio a regola d’arte con cui questi sono eseguiti. Sul versante economico una nuova richiesta di fallimento, per circa 10 milioni di euro, è stata avanzata dal Consorzio Acquedotto Tre Sorgenti di Canicattì lo scorso 8 gennaio 2013 e la cui udienza è fissata per il prossimo 20 febbraio 2013. In tale istanza viene descritta una situazione gestionale della società privata che, se confermata dal Tribunale di Agrigento, ne metterebbe in seria difficoltà la sopravvivenza.
Noi, al momento, registriamo questo nuovo e inquietante capitolo della privatizzazione dell’acqua nella nostra provincia, e siamo sempre più convinti che il servizio idrico integrato, in quanto servizio fondamentale per la salute e il benessere della gente, debba tornare ad essere affidato a un ente pubblico.