Report del Convegno “Energia, Ambiente, Democrazia” del 24 marzo 2013


Verso la modifica della legge regionale n. 14 del 3 luglio 2000

La legge regionale 14/2000 che disciplina le attività petrolifere sul territorio siciliano può e deve essere modificata nella direzione della maggiore partecipazione degli Enti Locali ai processi autorizzativi sulle istanze di ricerca ed estrazione degli idrocarburi e ci sono già le prime adesioni politiche a questo progetto. E’ la Legge, nella sua attuazione, che deve garantire il principio di trasparenza attraverso la facilitazione all’accesso agli atti. La Legge, di fatto uno strumento a disposizione degli interessi delle grandi compagnie minerarie e delle multinazionali estrattive, nonché macchina di riproduzione di decisioni rispondenti al massimo della separatezza dei poteri e dell’autonomia del politico, è giuridicamente un vero e proprio colabrodo, per di più divenuto obsoleto e dichiarato defunto per “illegittimità sopravvenuta”.

Questo è emerso domenica pomeriggio nel corso del convegno “Energia, Ambiente, Democrazia” tenutosi nell’aula del Consiglio Comunale di Gibellina (TP). Il convegno è stato organizzato dal Comitato No Trivellazioni nella Valle del Belice con il supporto del CRESM – Centro Ricerche Economiche e Sociali per il Mediterraneo, del Coordinamento nazionale No-Triv e del Forum nazionale Acqua Bene Comune.

La legge regionale 14/2000 – ha spiegato Enzo Di Salvatore, professore associato di Diritto Costituzionale all’Università di Teramo – è potenzialmente in conflitto con la direttiva europea e certamente in contrasto con la normativa nazionale. Recenti sentenze della Corte Costituzionale, poi, tendono a limitare l’autonomia delle Regioni, anche quelle a statuto speciale come la Sicilia, in fatto di energia e ambiente. Pertanto è opportuno mettere mano alla legge per rendere le regole siciliane su petrolio e gas più moderne e più aderenti al dettame europeo, tenendo in considerazione il nuovo atteggiamento della Corte“.

Presente al Convegno anche il Comune di Vittoria (RG), rappresentato dall’assessore all’agricoltura Concetta Fiore e dalla dirigente del settore Avvocatura Angela Bruno, che nel 2008 è stato protagonista di una battaglia legale al TAR contro la Panther Oil al termine della quale l’Ente è riuscito a far passare il principio che un Ente pubblico può chiedere di partecipare alla Conferenza Unificata per la Valutazione di Impatto Ambientale di un progetto petrolifero anche se tale progetto non ricade nel suo territorio. Nel caso specifico il Comune di Vittoria aveva sostenuto che le trivellazioni della Panther, in territorio del Comune di Ragusa, avrebbero potuto mettere a rischio una sorgente acquifera dalla quale attingeva l’acquedotto vittoriese.

Dai lavori del convegno sono emerse diverse possibili vie di azione per modificare la legge 14/2000 e un appello affinché i Comuni abbiano un ruolo attivo nei procedimenti autorizzativi.

L’appello è stato accolto da due deputate regionali belicine: l’On. Margherita La Rocca (UDC), che ha concordato sull’esigenza di modificare la legge in senso più democratico e partecipativo dimostrando la sua apertura per una prossima collaborazione alla stesura della nuova legge, e l’On. Valentina Palmeri (M5S) che ha dichiarato il proprio impegno a portare le istanzedel convegno all’attenzione della IV Commissione Ambiente dell’ARS.

“Prendiamo nota, con apprezzamento, dell’impegno preso dalle deputate regionali La Rocca e Palmeri – afferma Salvatore Mauro attivista del Comitato No Trivellazioni nel Belice – e ci aspettiamo che ora portino avanti questa battaglia all’ARS. Quando abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti sul permesso di ricerca Enel Longanesi, infatti, l’Ufficio Regionale Idrocarburi e Geotermia ci ha negato l’accesso agli atti di una parte della documentazione in loro possesso, violando di fatto la legge 241/90 sul procedimento amministrativo. A questo punto abbiamo intuito che bisognava modificare la legge regionale e rivedere il Piano Energetico Regionale. A tal proposito abbiamo chiesto il parere dei tecnici, scoprendo che avevamo ragione, abbiamo contattato quindi i politici ottenendo il loro impegno a farlo“.

Presenti, tra i relatori, anche Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club, il quale ha messo in luce l’elevato potenziale sociale, economico e occupazionale derivante dal passaggio in Sicilia dall’estrazione e raffinazione di idrocarburi alla produzione di energia pulita da fonti rinnovabili, e Alfio La Rosa, portavoce e coordinatore del FRED – Forum Regionale Energia Distribuita che ha ribadito l’esigenza di modificare la legge regionale 14/2000 e, contemporaneamente, rimettere mano al Piano Energetico Ambientale Regionale Siciliano (PEARS).

Occorre che la Regione riveda rapidamente il PEARS – spiega Silvestrini – per definire come raggiungere gli obbiettivi europei al 2020 e quelli del burden sharing. Bisogna anche fare in modo che l’esperienza del Patto dei sindaci passi dalla fase progettuale a quella operativa per portare un importante risvolto occupazionale nell’isola“.

È assolutamente necessario – aggiunge Alfio La Rosa FRED Sicilia – che il Governo regionale adotti una strategia a breve, in vista del 2020, ma è ancor più importante che inizi a discutere degli obbiettivi al 2050, che devono essere coerenti con la Energy Roadmap dell’Unione Europea. In questa prospettiva non c’è, e non può esserci, alcuno spazio per ulteriori estrazioni di idrocarburi. Il nuovo PEARS, piuttosto, deve puntare sulle rinnovabili distribuite e deve essere scritto in partecipazione con le comunità e gli Enti del territorio“.

A chiudere i lavori del convegno Energia, Ambiente, Democrazia, sono stati Nicola Cipolla, presidente del Centro Studi di Politica Economica in Sicilia e già deputato regionale, senatore della Repubblica ed eurodeputato e Alessandro La Grassa, presidente del CRESM.

Cipolla ha messo in luce come il nuovo corso della politica italiana, iniziato dal basso con la battaglia referendaria contro la privatizzazione dell’acqua, sia oggi pienamente in atto suggerendo la possibilità di fare scelte coraggiose verso la partecipazione pubblica anche nel settore dell’energia, con il passaggio dal modello della produzione centralizzata di elettricità dagli idrocarburi a quello della generazione diffusa in cui ogni cittadino è un produttore di energia rinnovabile.

La Grassa, infine, ha chiesto che la politica regionale e nazionale prenda l’impegno di favorire la trasformazione energetica della Sicilia anche per stimolare lo sviluppo locale e porre argine alla desertificazione economica già sperimentata dalla Valle del Belice all’indomani del tragico terremoto del 15 gennaio 1968.

Il Coordinamento Nazionale No Triv, rappresentato da Francesco Masi, nel recepire questa spinta costituente dal basso, nel dichiararsi disponibile a supportare il percorso appena avviato, auspica che nella lucida consapevolezza di contribuire a favorire la transizione oltre le servitù petrolifere ed a favore di un piano di ricerca e di attuazione di un piano fondato sull’egemonia delle rinnovabili, prevalga da subito una capillare e ben organizzata campagna per conoscere quanta energia è necessaria per i siciliani e quanta in realtà se ne produce e viene esportata, al fine di favorire un importante e cruciale passaggio verso una reale autodeterminazione.

In un momento difficile per l’intero Paese, in cui la crisi economica viene utilizzata dalla compagine governativa uscente per spingere a tappe forzate verso un modello centralizzato riscrivendo il Tit V della Costituzione, la battaglia per una nuova Legge ed un nuovo PEARS in Sicilia rappresenta una importante indicazione per tutti.

Moderatori del Convegno:

  • Peppe Croce, giornalista blogger;
  • Graziella Manno, attivista del Comitato NO TRIVELLAZIONI NELLA VALLE DEL BELICE.

Gibellina, 24 marzo 2013

Il Comitato “ NO TRIVELLAZIONI NELLA VALLE DEL BELICE”

Al convegno era anche presente l’associazione L’AltraSciacca con alcuni nostri soci.

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