La Banca Mondiale deve fermare gli investimenti alle aziende coinvolte nella privatizzazione dell’acqua. Lo chiedono i cittadini e le associazioni che si battono affinché l’acqua sia sempre un bene comune e un diritto per tutti. La privatizzazione dell’acqua, avvenuta negli ultimi decenni, non ha migliorato l’accesso all’acqua potabile nel mondo.
Come riportato da The Guardian, la Banca Mondiale, che avrebbe il compito di dirigere i propri finanziamenti agli Stati in difficoltà, ha invece deciso di agevolare le società che si occupano della privatizzazione dell’acqua. Purtroppo, il denaro non sarebbe stato utilizzato per migliorare l’accesso a questa risorsa indispensabile.
Le decisioni della Banca Mondiale sarebbero state guidate da une vera e propria lobby, che ha impedito il raggiungimento di alcuni obiettivi fondamentali, a partire dall’espansione dell’accesso all’acqua nei Paesi poveri. Ad aver fatto pressione sulla Banca Mondiale sarebbe l’International Finance Corp (IFC).
Le multinazionali non avrebbero raggiunto, secondo quanto emerso da un rapporto del 2012, nessuno degli obiettivi volti a migliorare l’accesso all’acqua. Il denaro da investire sarebbe invece stato destinato al pagamento delle tasse e ai dividendi per gli azionisti.
Sarebbero state svolte soltanto alcune azioni minori, almeno secondo l’IFC, come alcuni interventi per la riduzione delle perdite degli acquedotti, ma nulla sarebbe stato fatto perridurre i costi d’acquisto dell’acqua potabile da parte degli utenti.
Emerge dunque una situazione preoccupante, in base a cui l’accesso all’acqua sarebbe gestito da aziende e società interessate innanzitutto al profitto personale, e che non hanno dimostrato di utilizzare il denaro a loro disposizione a favore della difesa dei diritti dei cittadini e per rendere l’acqua un bene comune, almeno nelle zone del mondo che attraversano le maggiori difficoltà sociali ed economiche.
Marta Albè
Fonte: greenbiz.it