Indennità di 12.800 euro, 11.100 nel resto d’Italia. Pronta la legge varata dalla commissione Spending review. Ma il decreto Monti è stato aggirato
di ANTONIO FRASCHILLA
Forse chiamarla legge truffa è troppo, ma la definizione di legge beffa non è azzardata. Sul tavolo del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone è arrivato il testo definitivo votato dalla commissione Spending review, quella che avrebbe dovuto lavorare “per accogliere al meglio” il decreto Monti che fissa paletti rigidi per gli
stipendi dei deputati e i rimborsi ai gruppi parlamentari. In effetti, meglio di così per le tasche degli inquilini dell’Assemblea il decreto non si poteva accogliere. Il testo, conti alla mano, non solo non prevede alcun taglio reale alle spese per il funzionamento dei gruppi, ma per quanto riguarda lo stipendio degli onorevoli sfora il tetto imposto da Monti e lascia aperta la porta a possibili aumenti futuri per via amministrativa. Insomma, la Sicilia rimarrebbe così la regione dagli stipendi d’oro, a differenza del resto d’Italia dove i Consigli regionali, ad eccezione della Sardegna, hanno adottato il decreto Monti quasi alla lettera.
La commissione guidata da Riccardo Savona ha varato il testo definitivo.
Sul fronte del “trattamento economico dei deputati regionali” si prevede un agganciamento a Palazzo Madama “nella misura pari all’80 per cento” dello stipendio dei senatori. Cosa si intenda per “trattamento” non è dato sapere. Di certo saranno comprese l’indennità, la diaria e il rimborso per le spese di viaggio. Come minimo, quindi, la base da cui si parte per calcolare il futuro stipendio dei deputati regionali è di circa 16 mila euro lordi al mese, che ridotti del 20 per cento fanno 12.800 euro. Questo dovrebbe essere lo stipendio lordo massimo degli inquilini di Sala d’Ercole. Peccato però che il decreto Monti fissi il tetto a 11.100 euro lordi.
La norma però entra nel dettaglio quando si tratta di tagliare lo stipendio degli assessori “tecnici”, che avranno “un trattamento composto da una quota pari all’80 per cento dell’indennità prevista per i deputati e da un’indennità di funzione pari a quella di un presidente di commissione”: non guadagneranno più di 9 mila euro lordi al mese. Meno di un deputato.
Sul fronte dei gruppi parlamentari le cose non vanno meglio. Il decreto Monti fissa in 5 mila euro il rimborso annuale al gruppo per ogni deputato iscritto. Punto. Gli inquilini di Sala d’Ercole hanno subito detto che questo articolo “non può essere accolto” a Palazzo dei Normanni perché a rischio sarebbe il futuro degli 80 dipendenti dei gruppi parlamentari. Peccato che questi siano stati tutti stabilizzati e già a carico dell’Ars. Su questo punto, la norma votata in commissione Spending review non fissa alcuna cifra per il rimborso ai gruppi, rinviando ogni decisione al Consiglio di presidenza. L’unico elemento di vero taglio alle spese è la “riduzione del 20 per cento” di tutte le spese di funzionamento dell’Ars: in gran parte stipendi dei dipendenti.
La legge varata dalla commissione è stata votata dai deputati di diversi schieramenti, da Alice Anselmo dell’Udc a Santi Formica della Lista Musumeci, da Girolamo Turano dell’Udc a Vincenzo Fontana del Pdl. Contrari grillini e Pd: “Scrivere soltanto di una riduzione del 20 per cento del trattamento economico rispetto ai senatori significa comunque mantenere uno stipendio anche di 14 mila euro lordi al mese, una beffa “, accusa il capogruppo del Movimento 5Stelle, Giancarlo Cancelleri. “Un deputato siciliano non può guadagnare più di un consigliere di un’altra Regione”, incalza il capogruppo del Pd, Baldo Gucciardi.
“Nel testo che avevo proposto si rispettavano i paletti del decreto Monti e si dava la possibilità all’Ars di accogliere le norme in un contesto di riforma organica che salvava le nostre prerogative statutarie, invece qui si vuole soltanto mantenere qualche privilegio, guadagnando più di 11 mila euro lordi”, dice Antonello Cracolici, che un mese fa si è dimesso polemicamente dalla presidenza della commissione. Adesso il testo è sul tavolo del presidente Ardizzone e dovrà essere discusso in aula così com’è.
Ma in tema di stipendi i grillini sollevano un’altra polemica. Questa volta nel mirino è il governatore. Nella rubrica online a puntate che i 5Stelle hanno battezzato “Le balle di Crocetta”, Cancelleri chiede lumi sulla promessa di dimezzarsi lo stipendio fatta in tv a Ballarò.
Con tanto di paragone tra Obama, che guadagna 287 mila euro lordi all’anno, e Crocetta che ne riceverebbe 311 mila. La polemica sullo stipendio del governatore era già scoppiata in agosto. Allora Crocetta si difese assicurando di essersi ridotto “del 20 per cento” l’indennità di funzione: “In tasca mi rimangono solo 6.500 euro netti al mese”.
Fonte: palermo.repubblica.it