In relazione alla mozione approvata dal Senato nella seduta del 2 Aprile 2014, relativa agli idrocarburi e alle recenti dichiarazioni del presidente della Commissione Ambiente, senatore Giuseppe Marinello, è opportuno specificare quanto segue.
Fatto salvo il nostro giudizio su alcuni punti positivi dell’ordine del giorno approvato è opportuno smentire alcune imprecisioni che sono state diffuse in questi giorni.
Il Governo in aula ha manifestato chiaramente l’intenzione di non ripristinare il limite delle 12 miglia.
Per rendersene conto basta leggere il resoconto d’aula (intero resoconto http://www.senato.
In particolare il rappresentante del Governo, senatore Vicari, ha espresso parere contrario ad un punto della Mozione Castaldi che chiedeva un immediato ripristino del limite delle 12 miglia, chiedendone una sua riformulazione. Ecco il parere del Governo: “Per quanto concerne la mozione n. 39 sono disponibile ad accogliere il primo punto del dispositivo (ripristino delle 12 miglia N.d.A) nella seguente riformulazione, se accettata dai colleghi: «a garantire che, nell’ambito della disciplina recata dell’articolo 35 del decreto-legge n. 83 del 2012, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 134 del 2012, venga prestata la massima attenzione ai profili di sicurezza e tutela ambientale nella valutazione del recupero delle vecchie istanze».”
Tale riformulazione è praticamente identica all’ordine del giorno proposto dalla Commissione Ambiente del Senato ed approvata in aula, e come è chiaramente possibile leggere, non c’è nessun impegno univoco al ripristino del limite delle 12 miglia ma un blando invito a prestare la massima attenzione nella trattazione delle autorizzazioni.
Quindi non è vero che il dispositivo approvato in aula costringerà il Governo al ripristino il limite delle 12 miglia e chi dice il contrario dichiara il falso!
L’unica nota positiva relativamente alle 12 miglia è la richiesta di sospendere le autorizzazioni fino al recepimento della direttiva Comunitaria offshore (2013/30/EU), recepimento che avverrà nei prossimi mesi e che quindi potrebbe regalarci qualche mese di tregua.
Per chiudere il cerchio della svendita delle coste siciliane in corso nelle aule parlamentari e nelle stanze del governo, è opportuno leggere le dichiarazioni del Ministro Guidi rilasciate a Il Mattino dello scorso 5 Aprile: “Per il Sud c’è una sfida da vincere. Ed è l’avvio dello sfruttamento delle risorse petrolifere di cui gran parte del territorio è ricco…, ci sono investimenti privati da attivare in particolare in Basilicata e nelle coste della Sicilia”.
Un’altra anomalia tutta da interpretare è la tutela delle aree sismiche e vulcaniche.
Infatti il testo originario presentato dalla Commissione Ambiente del Senato prevedeva “la sospensione delle attività in zone di significativo rischio sismico, vulcanico, tettonico così come indicato da indagini scientifiche preventive di supporto effettuate dagli enti di ricerca INGV, ISPRA e CNR”.
Purtroppo, su richiesta del Governo accettata in aula dal presidente della Commissione Ambiente, il “significativo rischio sismico” è stato variato in “alto rischio sismico”. Questa modifica, all’apparenza marginale, purtroppo comporta l’esclusione dalle zone protette della gran parte dei mari italiani, stante il fatto che secondo la normativa vigente le zone ad alto rischio sismico in Italia sono pochissime (Messina, L’Aquila, Parte della Valle del Belice, etc.).
Sul giudizio nel merito di questa risoluzione approvata valgano le parole del senatore D’Alì (Ncd), che, facendo parte della compagine governativa, sono molto significative. Valutando assolutamente insufficiente l’ordine del giorno proposto in Senato il senatore D’Alì si è rifiutato di votarlo: “non parteciperò alla votazione su questo ordine del giorno per un motivo molto semplice che mi permetto di esprimere… Non possiamo lavorare per piccoli miraggi immediati di ristoro, che non si sa quali possano essere, rispetto al gravissimo pregiudizio che le future generazioni possono trovare in caso di inconvenienti che succedano nell’attività estrattiva…. Credo che il Governo italiano più che occuparsi di dare nuove concessioni dovrebbe occuparsi di negoziare con gli altri Paesi rivieraschi condizioni efficienti di tutela, di sicurezza, di blocco o di moratoria nonché una regolamentazione del transito delle petroliere nel Mar Mediterraneo, che indiscriminatamente lasciano scie non tollerabili di prodotto e non sono autorizzate a farlo. Questo dovrebbe fare il nostro Governo, piuttosto che essere sensibile alle sollecitazioni di chi in realtà non ha interessi di sviluppo economico ma solo di sviluppo personale diretto”.
Il giudizio su tutta questa vicenda è purtroppo sconfortante. Prepariamoci a una pioggia di autorizzazioni per pozzi petroliferi nelle coste siciliane in nome di un effimero sviluppo.
Comitato Stoppa La Piattaforma
L’AltraSciacca