Viviamo un momento di instabilità globale, in un mondo dove la complessità degli eventi è diventata così accelerata da rendere difficile la comprensione di come la geopolitica internazionale influenzi la realtà quotidiana. Allo stesso tempo, le azioni di ogni giorno condizionano le macropolitiche anche se non .è così evidente.
Per leggere la realtà bisogna essere informati, tanto dei fatti storici che hanno portato al momento presente, quanto dei rapidi cambiamenti che si susseguono.
Il 20 giugno si “celebra” la Giornata Mondiale del Rifugiato, per ricordare e ripensare una situazione sempre più attuale in Italia e particolarmente in Sicilia. Centinaia di persone arrivano ogni giorno sulle nostre spiagge in situazioni disperate, per fare sentire il loro grido di aiuto. Un grido che va aldilà dell’aiuto primario, umano e che ci ricorda che questa vecchia Europa non è sola al mondo e che l’interdipendenza degli eventi ha una causa e un effetto. Queste persone non lasciano il loro paese per iI piacere di viaggiare e conoscere altre realtà e nemmeno per il desiderio di conquista, ma semplicemente per un bisogno di sopravvivenza. Perché ciò accade?. Basta brevemente ricordare la colonizzazione dei secoli passati: con l’idea di credersi più intelligenti e culturalmente più avanzati o semplicemente con l’intenzione di sfruttamento, i paesi occidentali conquistavano altri territori appropriandosi delle risorse e degenerando culture legate principalmente alla terra e alla vita semplice.
In cambio abbiamo regalato una cultura materialista basata sul profitto in cui la crescita della “comodità” e della “sicurezza” ha portato ad allontanarsi da una vita in armonia ed equilibrio con l’intorno, giungendo quasi a dimenticarla, schivarla. Adesso noi stiamo riscoprendo la decrescita felice, dove il benessere non è tanto materiale, ma sopratutto legato al fattore umano, relazionale. Pian piano stiamo riflettendo sull’incoerenza di cose come il PIL, un indice assurdo che misura la “crescita” di un paese, e secondo il quale, un incidente, un disastro petrolifero, una fuga radioattiva, un incendio, una malattia o una morte, ne determinano la crescita. L’indicatore invece non riflette un sorriso o una comunità che utilizza la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano.
Attualmente una forma di neo colonizzazione, cambiata nella forma ma non nella sostanza, attraverso le multinazionali, continua a sfruttare le risorse dei paesi impoveriti, creando situazioni di emergenza: più di 60.000 persone muoiono ogni giorno per cause evitabili.
Il fenomeno dei migranti che fuggono dai loro paesi ci fa ricordare la violenza strutturale quotidiana di questo sistema. D’altronde, con i soldi pubblici regalati alle banche private, si sarebbe potuto eliminare la fame nel mondo per più di 50 anni. La povertà e la morte per denutrizione rappresentano questioni politiche.
E non si tratta della politica lasciata nelle mani dei presidenti, ma delle azioni quotidiane, quelle in cui noi stessi possiamo scegliere di appoggiare il commercio solidale o di sostenere le multinazionali che sfruttano le famiglie di origine dei migranti.
A tal proposito è importante lavorare sia con le situazioni visibili legate al dolore della migrazione, sia con le cause strutturali che le provocano e di fronte alle quali siamo chiamati ad assumerci una responsabilità. Pertanto, su queste situazioni e sulle possibili soluzioni, vogliamo riflettere insieme durante le attività proposte in occasione della settimana del rifugiato che si svolgerà dal 13 al 23 giugno 2014 e che vede coinvolti in particolare i Comuni di Montevago, Santa Margherita di Belice, Sambuca di Sicilia e Porto Empedocle, enti referenti dei Progetti SPRAR gestiti dalla Soc. Coop. Soc. “Quadrifoglio”. Tra le iniziative in programma: incontri tematici, partite di calcio, presentazione di un libro, laboratori e festa interculturale. E per concludere, l’appuntamento dell’Open Space del 23 giugno ci permetterà di “tessere i legami” circa l’interdipendenza degli eventi, delle azioni, delle vite umane in transizione …. per continuare ad essere parte della soluzione.