“Il futuro del nostro paese è lontano dai combustibili fossili: il futuro del nostro paese è l’efficienza energetica, l’innovazione e l’uso delle rinnovabili“.
Matteo Renzi, 21 Novembre 2012, Le Scienze
“Quando io penso che siamo in una crisi energetica che voi tutti conoscete, e abbiamo un sacco di petrolio in Basilicata o in Sicilia che non tiriamo su per problemi dei comitati di turno, io dico eh bè, vorrà dire che perderò qualche voto ma la norma per sbloccare e per tirar su il petrolio in Basilicata e in Sicilia, creando posti di lavoro in Basilicata e in Sicilia e consentendo a questo paese di vincere la sfida energetica, io la norma la faccio, anzi l’ho già fatta. Vada come deve andare“.
Matteo Renzi, 6 Settembre 2014, Rubinetterie Bresciane, Gussago (Brescia)
Evviva la coerenza!
Interessante che Matteo Renzi vada a parlare di trivelle lucane e siciliane — con un pizzico di arroganza non lontano dal “ghe penso mi” di un altro primo ministro italiano — a Brescia e che non abbia il coraggio di annunciarle direttamente né ai lucani, né ai siciliani.
Perche’ Matteo Renzi non va a dire queste cose, per dirne una, a Gela dove l’industria petrolifera ha portato tumori, malattie e malformazioni a residenti e lavoratori, inclusi i bambini, fuori da ogni limite di tolleranza e di decenza? Basta solo fare google “Gela ENI petrolchimico” e viene fuori ogni sorta di schifo. Invito veramente tutti quelli che pensano che il petrolio sia la panacea ai nostri mali ad andarci a Gela e a vedere quanto lavoro e quanto progresso abbia portato loro l’ENI che lì opera da decenni. O, come disse a me l’ENI tanti anni fa, “quelli sono effetti collaterali”?
Lo stesso discorso si ripete per Viggiano – puzze, inquinamento, fiammate in atmosfera che ogni tanto mandano la gente in ospedale e ogni volta vengono definite “anomalie di funzionamento”.
Sicilia e Basilicata si contendono, assieme alla Calabria, ogni anno il titolo di regione piu’ povera dello stivale. E’ evidente che tutto questo lavoro e sviluppo il petrolio non l’ha portato.
Come detto ad nauseam non e’ solo il petrolio, ma tutto ciò che gli ruota intorno: emissioni in atmosfera, rifiuti tossici da smaltire, oleodotti, desolforatori, raffinerie, scoppi e perdite, trasformazione di territori agricoli o boschivi in aree industriali con gravi ricadute ambientali ed occupazionali e che distruggono tutto il resto e la democrazia avvelenata. Ovviamente i risultati della petrolizzazione non si vedono il giorno dopo, ma dopo anni, ed e’ per questo che è facile fare demagogia da Brescia. I pozzi sono altrove e le malattie verranno più avanti.
Ma lei dovrebbe saperlo meglio di me, caro Matteo: qui non si tratta di perdere voti, quanto di perdere vite preziose di persone innocenti che non hanno fatto niente di male se non nascere in posti petrolizzati. E’ facile per Matteo Renzi parlare cosi. Le trivelle non tangono lui, i suoi risparmi, la sua famiglia. Scommetto che parlerebbe diversamente se si decidesse di trivellare le colline fiorentine a duecento metri da casa sua.
E poi, non fa ridere Renzi che parla di trivelle lucane che ci porteranno a “vincere la sfida energetica”. Ma quale sfida? E con chi? Di progetti petroliferi ne ho letti tanti, e non mi sovviene che ci siano clausole secondo le quali il petrolio estratto in Basilicata resti in Basilicata e sia venduto a prezzo di favore ai lucani. E neanche agli italiani. No, le multinazionali estraggono per vendere dove gli sta piu comodo, non certo per far vincere “la sfida energetica” all’Italia. Semmai faranno vincere la “sfida di Wall Street” agli azionisti sparsi nel mondo.
Tutto questo lascia avviliti e affranti per la piccolezza intellettuale e per l’ignoranza di chi parla.
In Basilicata non c’è “un sacco di petrolio”. In Basilicata c’è un giacimento di petrolio che facilmente potrebbe essere lasciato sottoterra se decidessimo di usare al meglio tutto il resto: risparmio energetico, rinnovabili e intelligenza, come diceva lo stesso Matteo Renzi meno di due anni fa.
Ma perché Renzi ha cambiato idea? Perche’ ce l’ha su con i comitatini? Non lo so, ma la mia piccola esperienza nei palazzi romani mi porta ad immaginare che non sia facile resistere alle lobby, alle pressioni e alle voci di tutti quelli che con il petrolio hanno da guadagnarci sopra. Sono organizzati, hanno le tasche profonde, e non hanno niente altro da fare. Ecco allora che è piu’ facile cedere a petrolieri e compari, e prendersela con i “comitatini”, che chiamati cosi sono solo enti astratti, e non persone, madri e padri di famiglia che vogliono sono l’aria sana.
In tutto questa faccenda mi fanno un po tenerezza — per essere gentili — i vari governatori di Basilicata e di Sicilia. Cosa diranno? Avranno il coraggio di andare contro il primo ministro e le sue scellerate politiche o invece se ne staranno buoni ad obbedire e a far quadrare il cerchio, sacrificando le proprie genti e i propri mari e i propri campi? Veramente Marcello Pittella e Rosario Crocetta non riescono a vedere la realtà lampante di Gela e di Viggiano? Veramente ne vogliono delle altre per le loro regioni?
Ma la persona che io vorrei interpellare più di tutte è Mrs. Agnese Renzi. Non hanno figli costoro? Veramente pensano che il futuro dell’Italia e del pianeta sia ancora nel fare buchi? Non lo vede che l’Italia è tutta densamente abitata e che non esiste una sola località da trivellare senza rovinare l’ambiente e l’abitato circostante? Che ne pensa Angese Renzi *da mamma* delle trivelle? Da mamma che vuole dare sicuramente ai propri figli tutto quello che di buono gli si può dare: la serenità, una buona istruzione, viaggi, l’apertura al mondo, il diritto di realizzarsi… e l’aria pulita? Perche’ quella no? Senza l’aria sana non c’è niente altro. Perché i bambini di Gela e di Viggiano e delle città al petrolio presenti e future non meritano l’aria pulita? Chi sono i petrolieri per poter prepotentemente prendersi i nostri campi, la nostra aria, la nostra salute?
Matteo Renzi conclude con “Vada come deve andare”. No. Qui non si tratta di una partita di calcio, qui si tratta di vita che è troppo preziosa per farci giochi ed esperimenti sopra da parte di un primo ministro improvvisato e che due anni fa diceva una cosa e ora ne dice un altra.