L’albergo San Calogero è stato inaugurato e ristrutturato due volte ma non è mai stato aperto al pubblico a causa di un errore nel progetto. E oggi adeguarlo agli standard di legge sarebbe troppo costoso.
Trecento posti letto, cinque piani, camere con tutti i comfort, ristorante, vista mozzafiato. E soprattutto le stufe termali, miracolose per curare i dolori articolari. Per la Regione Siciliana la città di Sciacca avrebbe potuto essere la Abano del Sud, ma è riuscita a partorire solo un pasticcio che coniuga incompetenza, incuria e malaburocrazia. Un pasticcio del quale il Grand hotel San Calogero è l’emblema. Il complesso alberghiero ha appena compiuto 60 anni, e di fatto è l’incompiuta pubblica più vecchia d’Italia. Più vecchia dell’ospedale di San Bartolomeo in Galdo, in provincia di Benevento, iniziato 53 anni fa e mai finito.
Dall’apertura del cantiere, nel 1954, l’albergo di Sciacca non è mai stato aperto un solo giorno al pubblico, nonostante due ristrutturazioni e altrettante inaugurazioni. I lavori per la sua realizzazione durano quasi quarant’anni. Viene ultimato all’inizio degli anni Ottanta, ma l’affidamento per la gestione viene definito dieci anni dopo. Nel frattempo l’hotel è andato in rovina e la Regione procede con una prima ristrutturazione. E’ il 1993, si procede con l’inaugurazione. La prima. Mancano ancora gli arredi, ma poco importa perché l’apertura dovrà slittare: si scopre un grave errore nel progetto. Gli scarichi non sono allacciati al collettore fognario cittadino, quindi niente autorizzazioni sanitarie, obbligatorie per legge. Un errore che non solo costringerà l’albergo a rimanere chiuso, ma che nel 2010 alla Regione Sicilia costerà 800 mila euro per chiudere il contenzioso con la cooperativa “La Montagnola”, alla quale era stata affidata la gestione del complesso.
Ciò nonostante la Regione ci riprova e negli anni successivi emana un secondo bando per la gestione dell’albergo, nel frattempo ristrutturato una seconda volta. Siamo nel 2000. Vince un’altra ditta, la Bosco di Acireale, ma a sbagliare questa volta è il Comune di Sciacca, che dimentica di chiedere il finanziamento per i lavori del collettore, nonostante la società delle Terme di Sciacca – l’ente della Regione cui appartiene l’hotel – si fosse premurata di donare un progetto bell’e pronto. Niente da fare anche questa volta, l’albergo rimarrà chiuso.
Gli anni passano e l’albergo invecchia giorno dopo giorno, sul monte Kronio. Oggi è nel totale abbandono: la hall e le cucine sono state depredate, le camere sono diventate voliere di piccioni, il cui guano ha distrutto il parquet. Adeguare questa struttura nata negli anni Cinquanta ai nuovi standard di legge costerebbe un patrimonio, forse più del suo valore. Ma la Regione non si è persa d’animo neanche questa volta, e nell’aprile 2013 ha incaricato Sviluppo Italia di trovare un affidatario. Da allora sono trascorsi – infruttuosamente – più di 18 mesi. Un’inezia rispetto a sessant’anni.
20 settembre 2014
Fonte: palermo.repubblica.it