Convegno della Fidapa. La battaglia va sostenuta da istituzioni e cittadini, per il bene delle attuali e prossime generazioni.
Ieri sera (21 novembre 2014), al convegno organizzato dalla locale sezione della Fidapa sul tema “Vulcani e petrolio”, si è parlato chiaramente del pericolo serio che si prospetta alla nostra costa: la presenza di gigantesche piattaforme petrolifere a 3 miglia dalla costa. Immaginate cosa significa? Forse, il concetto non è abbastanza chiaro; o forse, la comunità saccense e della nostra costa, fino ad arrivare ad Agrigento, non percepisce ancora la portata devastante che scaturisce dal rilascio delle autorizzazioni da parte del Ministero dell’Ambiente alle società petrolifere. I relatori di ieri sera, Mario Di Giovanna e Mimmo Macaluso, sono stati chiarissimi e hanno presentato dati inconfutabili.
Il rischio di compromettere l’ambiente marino, la nostra economia basata sulla pesca, sul turismo, sul termalismo, per le attuali e prossime generazioni è altissimo. Mario Di Giovanna ha spiegato lo stato attuale delle autorizzazioni alle ricerche e alle coltivazioni di petrolio davanti la nostra costa, nel Canale di Sicilia. La battaglia di Greenpeace e del Comitato Stoppa la Piattaforma, hanno consentito il blocco di 28 autorizzazioni su 40 richieste. Ma 12 oggi incombono davanti il nostro mare, nel delicato Canale di Sicilia, davanti la nostra costa, a sole 3 miglia. Mostri piazzati davanti i nostri occhi, in barba al delicatissimo sistema geologico costellato di vulcani marini, faglie, preziosissima flora e fauna marina. Trivelle piazzate su fondali costellati da sistemi vulcanici attivi; trivelle piazzate su aree di pesca del nasello e delle acciughe, risorse primarie per l’economia saccense e per la seconda flotta peschereccia della Sicilia, quella di Sciacca. “Il Decreto “Sblocca Italia” – ha spiegato chiaramente Mario Di Giovanna – semplifica al massimo le procedure di rilascio delle autorizzazioni. In 180 giorni le compagnie petrolifere avranno le autorizzazioni”.
Di Giovanna spiega che il Decreto Sblocca Italia rende gli impianti petroliferi “opere di interesse strategico nazionale”, dunque a tutta tutela delle compagnie petrolifere con la conseguenza che anche manifestare contro gli impianti sarà impresa perché tutelati anche con l’intervento dell’Esercito”. Il pericolo incombente davanti la nostra costa si chiama Northern Petroleum, la compagnia petrolifera inglese. Mentre sir Rocco Forte porta a Sciacca i magnifici green per i golfisti, la società inglese petrolifera ci prospetta gigantesche piattaforme con vista anche notturna, il tutto comodamente affacciati da piazza Scandaliato, o passeggiando lungo le nostre coste.
Fortunatamente c’è chi, come Greenpeace e Comitato Stoppa la Piattaforma, si sono assunti il ruolo di “cani da guardia”, sventando e denunciando procedure burocratiche avanzate dalle compagnie petrolifere zeppe di dati falsi ed errori eclatanti. Sulle richieste di autorizzazione della Northern Petroleum sono state presentate ben 15 osservazioni alla VIA. Il Comune di Sciacca, e ciò pubblicamente riconosciuto sia Greenpeace e Comitato Stoppa la Piattaforma, si è dato da fare presentando osservazioni e ricorsi.
Il sindaco Fabrizio Di Paola, il cui intervento ieri sera è stato più volte applaudito dalla platea, ha spiegato le azioni messe in atto dall’Amministrazione. Ma ha dato atto che la lotta contro le piattaforme davanti il nostro mare “non ha colore politico, non è di destra né di sinistra”, riconoscendo che la battaglia “è cominciata già dalla scorsa Amministrazione con presa di posizione contraria alle trivellazioni da parte del Consiglio comunale”.
Di Paola, pur ammettendo che “il quadro scientifico e normativo della situazione è assai preoccupante”, si dice ottimista per le osservazioni presentate che risaltano “la specificità del fondale marino con i rischi vulcanici, la specificità dei settori economici di Sciacca”. Di Paola ha spiegato che la battaglia contro le trivellazioni “è senza sosta ed è supportata anche dall’Anci Sicilia” e ha ribadito come la stessa battaglia ha bisogno del sostegno della opinione pubblica, insomma, una “battaglia di sostenere insieme, istituzioni, cittadini”. Non solo presentazioni di osservazioni contro le richieste di autorizzazioni alla ricerca e alla coltivazione del petrolio; Di Paola ha annunciato che le Istituzioni chiederanno “l’istituzione della zona protetta a difesa del nostra mare, della sua flora e fauna”.
Mimmo Macaluso ha fatto vedere alla platea ciò che non si vede, cioè il mondo sommerso che lui, da esperto archeologo subacqueo, ha coperto con grande apprensione: una serie di vulcani marini attivi dove la Ferdinandea rappresenta un’appendice. Davanti la nostra costa vi è un impianto vulcanico, denominato – dallo stesso Macaluso che per primo lo ha individuato – “Empedocle”. Macaluso ha spiegato e illustrato come è composto il fondale del Canale di Sicilia e quello davanti la nostra costa. Un sistema vulcanico complesso, delicato, in continua attività. Ma vi sono impianti gassosi e termali, oltre alla gigantesca placca tettonica che divide l’Africa dal continente europeo ed asiatico.
Il convegno di ieri sera segna anche l’inizio dell’anno sociale della Fidapa, sodalizio presieduto dalla dinamica Luisa Troso. Resta un fatto inconfutabile: la battaglia contro le trivellazioni nel Canale di Sicilia non è un fatto circoscritto alle sole Istituzioni o associazioni ambientaliste. Deve essere un fatto culturale che appartiene a tutta la collettività, per il bene delle attuali e delle prossime generazioni. Vi sono altre fonti di produzione energetica. Forme del tutto innocue per l’ambiente come il sistema fotovoltaico.
Fonte: corrieredisciacca.it