Per la prima volta in Italia è diminuita l’aspettativa di vita e tra le possibili cause c’è il mix di “tagli che hanno diminuito i servizi dati ai cittadini insieme ad una scarsa prevenzione, al calo delle vaccinazioni, ai pochi screening oncologici”. Scende la spesa sanitaria, posti letto e personale sotto standard.
Roma, 26 Aprile 2016
Restiamo sempre un popolo di longevi ma l’aumento dell’aspettativa di vita subisce una battuta d’arresto. Migliorano di poco gli stili di vita ma la prevenzione resta la cenerentola del Paese: siamo tra gli ultimi a livello Ocse per investimenti. Prosegue la riduzione dei disavanzi sanitari, anche se l’equilibrio è fragile: da tagli e blocchi difficile trovare altri risparmi. E le iniquità Nord-Sud imperversano. Tutti i dati della nuova edizione del rapporto curato dal Professor Ricciardi della Cattolica.
Per la prima volta in Italia è diminuita l’aspettativa di vita e tra le possibili cause c’è il mix di “tagli che hanno diminuito i servizi dati ai cittadini insieme ad una scarsa prevenzione, al calo delle vaccinazioni, ai pochi screening oncologici”. Secondo le prime stime relative al 2015, già diffuse alcune giorni fa dall’Istat, per la prima volta negli ultimi 10 anni infatti la speranza di vita alla nascita arretra, con un decremento di 0,2 punti per gli uomini (80,1) e 0,3 per le donne (84,7). Ma non ci sono solo ombre per la salute degli italiani, perché si “intravede qualche timido miglioramento negli stili di vita, per esempio si fuma meno e si riduce la sedentarietà”. Anche se nel complesso “gli italiani risultano ancora poco attenti alla propria salute e non adottano strategie preventive e stili di vita adeguati a proteggerli dalle malattie evitabili”.
Dal lato della spesa sanitaria prosegue la riduzione dei disavanzi anche se l’equilibrio è fragile, perché la “riduzione è stata conseguita in gran parte tramite il blocco o la riduzione del personale sanitario e il contenimento dei consumi sanitari”. E in questo senso le disuguaglianze Nord-Sud continuano ad essere presenti.
È questa in estrema sintesi la situazione che emerge dalla XIII edizione del Rapporto Osservasalute (2015), un’approfondita analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell’assistenza sanitaria nelle Regioni italiane presentata oggi a Roma all’Università Cattolica. Pubblicato dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane che ha sede presso l’Università Cattolica di Roma e coordinato dal Professor Walter Ricciardi, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e Direttore dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, e dal dottor Alessandro Solipaca, Segretario Scientifico dell’Osservatorio.
A confermare la possibile correlazione tra calo dell’aspettativa di vita e i tagli e la poca prevenzione è il presidente Ricciardi che ai giornalisti ha risposto: “Certo che c’è. I tagli hanno diminuito i servizi dati ai cittadini e questo può aver contribuito insieme ad una scarsa prevenzione, al calo delle vaccinazioni, e ai pochi screening oncologici”.
“Il fenomeno ha pochissimi precedenti nel mondo occidentale – ha ricordato – . In tempo di pace l’unico in un paese democratico è la Danimarca 21 anni fa e invece in un paese che veniva da un regime totalitario è la Russia post comunista che invece d’investire in prevenzione si è disgregata”.
“Noi stiamo incominciando a vedere un segnale d’allarme – ha precisato – e speriamo che il trend possa essere immediatamente invertito. Come? Vi pare normale che siamo l’ultimo paese al mondo per la prevenzione? Queste sono le grandi sfide e il Ministro ce la mette tutta, ma noi abbiamo una sanità frammentata”.
Il Rapporto è frutto del lavoro di 180 ricercatori distribuiti su tutto il territorio italiano che operano presso Università e numerose istituzioni pubbliche nazionali, regionali e aziendali (Ministero della Salute, Istat, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto Nazionale Tumori, Istituto Italiano di Medicina Sociale, Agenzia Italiana del Farmaco, Aziende Ospedaliere e Aziende Sanitarie, Osservatori Epidemiologici Regionali, Agenzie Regionali e Provinciali di Sanità Pubblica, Assessorati Regionali e Provinciali alla Salute).
Tra gli elementi positivi si registra per il 2014 un calo dei fumatori di sigarette rispetto all’anno precedente e cala anche il numero medio di sigarette fumate al giorno (per quest’ultimo si registra un trend di diminuzione continuo dal 2001); nonché la prevalenza di consumatori di alcolici (63,9% vs 63,0%), mentre si registra un contemporaneo aumento della percentuale di non-consumatori (34,9% vs 35,6%). Diminuisce, inoltre, la percentuale di bambini di età 8-9 anni in eccesso ponderale: dal periodo 2008-2009 al 2014 si passa, infatti, da una quota pari al 12% dei bambini in condizioni di obesità a una di 9,8%; per il sovrappeso si passa dal 23,2% al 20,9%.
Aumentano gli sportivi: la percentuale di quanti praticano attività sportiva in modo continuativo passa dal 19,1% nel 2001 al 23% nel 2014. Cala la sedentarietà: nel 2014 i sedentari sono circa 23 milioni e 500 mila, pari al 39,9% degli italiani. Nel 2013 erano 24 milioni e 300 mila, pari al 41,2%.
Tali aspetti non devono, comunque, far abbassare la guardia sulla diffusione di interventi mirati alla prevenzione di comportamenti a rischio. Nella disamina degli stili di vita emergono, di contro, un decremento del consumo di 5 porzioni e più al giorno di Verdura, Ortaggi e Frutta (nel periodo 2005-2014 si passa dal 5,3% della popolazione al 4,9%).
Inoltre gli italiani sono sempre più grassi – nel periodo 2001-2014, è aumentata la percentuale delle persone in sovrappeso (33,9% vs 36,2%), ma soprattutto è aumentata la quota degli obesi (8,5% vs 10,2%).
Sul fronte della prevenzione, inoltre, si nota la scarsa attenzione degli italiani alle vaccinazioni. Se nel 2013, per quelle obbligatorie (Tetano, Poliomielite, Difterite ed Epatite B) si registrava il raggiungimento dell’obiettivo minimo stabilito nel vigente Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (PNPV) – in accordo con le raccomandazioni dell’OMS – pari ad almeno il 95% di copertura entro i 2 anni di età, nel periodo 2013-2014 si registrano valori di copertura al di sotto dell’obiettivo minimo stabilito, pur rimanendo comunque al di sopra del 94%. Lo stesso andamento in diminuzione si evidenzia per le coperture di alcune vaccinazioni raccomandate, quali anti-Hib e Pertosse.
Quanto al vaccino antinfluenzale, è significativo il calo delle adesioni tra gli anziani, che sono peraltro proprio una delle fasce di popolazione più a rischio di complicanze dell’influenza. Negli anziani ultra 65enni la copertura antinfluenzale in nessuna regione raggiunge i valori considerati minimi (75%) e ottimali (95%) dal PNPV. Nell’arco temporale 2003-2004/2014-2015, per quanto riguarda la copertura vaccinale degli ultra 65enni, si è registrata una diminuzione a livello nazionale del 22,7%, passando dal 63,4% al 49% di questo gruppo.
La voce prevenzione risulta trascurata anche a livello di finanziamenti. Non solo il nostro Paese destina appena il 4,1% (dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico – OCSE) della spesa sanitaria totale alle attività di prevenzione, ma “la prevenzione risulta la funzione più sacrificata anche a livello regionale, specie laddove vi è la pressione a ridurre i deficit di bilancio. Infatti, dagli indicatori riferiti all’erogazione dei LEA emerge che le Regioni in piano di rientro non rispettano gli standard stabiliti dal Ministero della Salute per le funzioni relative alla prevenzione. In particolare nel Lazio e in Sicilia il punteggio calcolato per il monitoraggio dei LEA sull’attività di prevenzione si attesta, rispettivamente a 50 e 47,5, mentre il valore soglia stabilito dalla normativa deve essere superiore o uguale a 80“. (Il Ministero per monitorare i Lea ha implementato, a partire dal 2003, un sistema di indicatori con dei punteggi. Le regioni sono adempienti se il punteggio totale supera quello minimo stabilito).
“Anche quest’anno”, avverte il professor Walter Ricciardi, “le analisi contenute nel Rapporto Osservasalute segnalano numerosi elementi di criticità, in quanto confermano il trend in diminuzione delle risorse pubbliche a disposizione per la sanità, l’aumento dell’incidenza di alcune patologie tumorali prevenibili, le esigue risorse destinate alla prevenzione e le persistenti iniquità che assillano il Paese e il settore della sanità”.
Per dare alcuni accenni, la spesa sanitaria pubblica è passata dai 112,5 miliardi di euro del 2010 ai 110,5 del 2014; tale contrazione ha coinciso con una lenta ma costante riduzione dei deficit regionali. Tuttavia, tale riduzione è stata conseguita in gran parte tramite il blocco o la riduzione del personale sanitario e il contenimento dei consumi sanitari. A testimonianza di quanto detto, nel 2014 la dotazione di posti letto negli ospedali è pari al 3,04 per 1.000 abitanti per la componente acuti e allo 0,58 per 1.000 per la componente post-acuzie, lungodegenza e riabilitazione, tutti valori inferiori agli standard normativi. Nel contempo, la spesa per il personale, in rapporto alla popolazione, è diminuita del 4,4% tra il 2010-2013, passando da un valore di 606,9€ a 580,1€.
Rispetto alle condizioni di salute della popolazione, nel 2014 sono stati diagnosticati 115,8 nuovi casi di tumore colo-rettale ogni 100.000 uomini, ovvero circa 34.500 nuovi casi, per l’altro genere tale incidenza è pari a 80,3 per 100.000 donne, corrispondente a oltre 25.000 nuovi casi. Il tumore della mammella ha fatto registrare oltre 55.000 nuove diagnosi, ovvero 175,7 nuovi casi annui ogni 100.000 donne. A fronte di questi dati allarmanti, l’investimento in prevenzione nel nostro Paese è ancora molto scarso. L’OECD (2013) evidenzia che il nostro Paese destina solo il 4,1% della spesa sanitaria totale all’attività di prevenzione, quota che ci colloca in posizione di rincalzo tra i 30 Paesi dell’area OECD.
Ai dati appena riferiti se ne aggiunge uno relativo all’aumento consistente della mortalità nel 2015, circa 54.000 decessi in più rispetto all’anno precedente. “Questo incremento”, spiega il dottor Alessandro Solipaca, “è dovuto al costante aumento del numero delle persone molto anziane nel nostro Paese e all’andamento ciclico della mortalità osservabile nei dati in serie storica. Quindi tale incremento non deve destare particolare allarmismo, poiché è legato per lo più a fenomeni di natura demografica; merita però attenzione da parte del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) il fatto che alcuni decessi sono riconducibili all’ondata di calore sperimentata nell’estate 2015 e alla mortalità per complicanze dell’influenza nella popolazione anziana. Si tratta cioè di morti evitabili con efficaci politiche di prevenzione, in particolare con quelle finalizzate all’informazione e alla promozione della prevenzione primaria e agli interventi mirati all’aumento della copertura vaccinale antinfluenzale tra gli anziani che, come documentato nel Rapporto, è addirittura in diminuzione”.
Osservasalute 2015, le performance della Sicilia
Alcuni risultati relativi alla Sicilia evidenziati dall’analisi dei trend dei principali indicatori selezionati tra le aree tematiche trattate nel Rapporto Osservasalute.
ASPETTI DEMOGRAFICI
Il tasso di fecondità totale, nel 2015, è pari a 1,36 figli per donna (valore nazionale 1,39 figli per donna) risultando inferiore al livello di sostituzione (circa 2,1 figli per donna) che garantirebbe il ricambio generazionale. Nell’arco temporale 2002-2015, si osserva che la ripresa dei livelli di fecondità, in atto a livello nazionale fino al 2010, mostra in Sicilia un andamento caratterizzato da dati maggiori fino al 2007 e negli anni successivi sovrapponibili ai dati Italia. Dopo il 2010 i valori diminuiscono sia a livello nazionale che nella regione in esame, anche se con alcune oscillazioni in controtendenza. Considerando l’intero periodo in Sicilia il tasso di fecondità è diminuito del 2,9% (valore nazionale +9,4%).
La speranza di vita alla nascita, nel 2015 (dati provvisori), è pari a 79,4 anni per gli uomini ed a 83,5 anni per le donne (valore nazionale: uomini 80,1 anni e donne 84,7 anni). Evidente è il vantaggio femminile in termini di sopravvivenza, ma il divario continua a ridursi pur risultando ancora consistente (+4,1 anni) a favore delle donne. Nel periodo 2002-2015, si osserva, per il genere maschile, un trend in aumento (+2,6 anni), con andamento simile a quello nazionale, ma con valori tutti minori. Anche per il genere femminile si osserva un trend in aumento (+1,7 anni) con valori tutti nettamente minori rispetto ai valori Italia. A livello nazionale, inoltre, l’incremento nel periodo temporale considerato è stato pari a +2,9 anni per gli uomini e +1,7 anni per le donne. È da evidenziare come nel 2015 si registrino valori in diminuzione per entrambi i generi, sia a livello regionale che nazionale (in Italia il valore del 2015 risulta essere il primo valore in diminuzione dal 2002 per gli uomini e dal 2005 per le donne).
MORTALITÀ
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I dati di mortalità, nel 2012, risultano pari a 113,0 per 10.000 per gli uomini ed a 76,9 per 10.000 per le donne (valore nazionale: uomini 105,4 per 10.000 e donne 67,5 per 10.000). Nell’intervallo temporale 2006-2012, si registra sia per gli uomini (-1,0% vs -6,4% valore nazionale) che per le donne (-0,8% vs -1,8% valore nazionale) un lievissimo decremento. Rispetto ai valori nazionali, i dati registrati per gli uomini sono tutti maggiori e presentano un andamento altalenante. Da evidenziare è il netto decremento che si è osservato nel 2010. A livello nazionale si osserva, dal 2006 al 2010, un andamento in diminuzione, mentre dopo il 2010 si osserva una stabilità del dato. Anche per il genere femminile i dati risultano tutti maggiori rispetto ai valori Italia e presentano un andamento altalenante caratterizzato da un netto decremento nel 2010. Nel 2012, ultimo anno esaminato, il dato è in aumento e segue l’andamento nazionale.
STILI DI VITA
Nel 2014, la quota di fumatori tra la popolazione di età 14 anni ed oltre è pari a 19,8% (valore nazionale 19,5%). Considerando il periodo 2007-2014, si registra una diminuzione (-12,0%) e l’andamento che si osserva è altalenante con un picco in aumento nel 2012. Anche a livello nazionale si osserva un andamento decrescente (-11,8%).
La prevalenza di persone di età 18 anni ed oltre in condizione di sovrappeso è pari, nel 2014, a 38,8% (valore nazionale 36,2%). Nell’arco temporale 2005-2014, i dati della Sicilia risultano tutti maggiori rispetto ai valori Italia e presentano un andamento altalenante. Da evidenziare è il dato del 2014 che risulta in controtendenza rispetto al valore Italia. Considerando l’intero periodo temporale nella regione in esame si è registrato un aumento pari a +7,2% (valore nazionale +4,3%).
La prevalenza di persone di età 18 anni ed oltre obese è pari, nel 2014, a 11,1% (valore nazionale 10,2%). I dati della Sicilia presentano un andamento oscillante (range 9,1-11,6%) con valori nella maggioranza degli anni superiori ai dati nazionali. I dati nazionali presentano, invece, un andamento alquanto lineare (range 9,9-10,4%). Considerando l’intero periodo temporale in Sicilia si è registrato un lieve decremento pari a -4,3% (valore nazionale +3,0%).
In Sicilia la prevalenza di coloro che dichiarano di non praticare sport è pari a 60,2% (valore nazionale 39,9%), valore più elevato tra le regioni italiane. Nel complesso, considerando l’arco temporale 2005-2014, i dati mostrano un andamento oscillante (differenza tra il valore massimo e il valore minimo di oltre 6 punti percentuali) con valori tutti superiori rispetto ai dati nazionali. A livello nazionale, si osserva un andamento più lineare con variazioni più contenute (circa 3 punti percentuali). Da evidenziare è il dato del 2014 che risulta in controtendenza rispetto al valore Italia. Considerando l’intero periodo temporale in Sicilia si è registrato un lieve incremento pari a +2,7% (valore nazionale +0,3%).
PREVENZIONE
La copertura vaccinale antinfluenzale nella popolazione di età 65 anni ed oltre è pari, nella stagione 2014-2015, a 47,4% (valore nazionale 48,6%). Nel periodo stagionale 2000-2001/2014-2015, i dati di copertura della Sicilia risultano sia maggiori che minori rispetto ai dati Italia (risulta mancante il valore relativo alla stagione 2007-2008). Il valore massimo in Sicilia si è registrato nella stagione 2004-2005 (stagione 2005-2006 a livello nazionale). Considerando l’intero periodo temporale, nella regione in esame si è registrato un incremento pari a +14,5% (valore nazionale +19,4%).
AMBIENTE
In Sicilia la percentuale dei rifiuti solidi urbani raccolti in modo differenziato è pari a 12,5% (valore nazionale 45,2%), valore minimo tra le regioni italiane. Nell’arco temporale 2006-2014 si osserva un marcato trend in aumento (+89,4%), con valori che si collocano tutti al di sotto dei dati nazionali. Anche a livello nazionale si osserva un trend in aumento (+75,2%). Negli ultimi due anni il dato risulta sostanzialmente stabile.
SALUTE MENTALE E DIPENDENZE
Il consumo di farmaci antidepressivi, nel 2014, è pari a 31,2 DDD/1.000 ab die (valore nazionale 39,3 DDD/1.000 ab die). Nel periodo 2005-2014 si osserva un trend in aumento (+34,0%), con andamento simile a quello italiano. Da evidenziare sono i dati degli anni 2011-2014 che risultano in controtendenza rispetto ai valori Italia. Un andamento in aumento si riscontra anche a livello nazionale (+50,1%).
SALUTE MATERNO INFANTILE
La proporzione di parti con Taglio Cesareo, nel 2014, è pari al 43,9% (valore nazionale 36,1%). Nell’arco temporale 2005-2014, i valori sono tutti superiori ai valori nazionali e presentano un andamento in diminuzione soprattutto nel periodo 2010-2014. Considerando l’intero periodo temporale nella regione in esame si è registrato un decremento pari a -16,1% (valore nazionale -5,9%).
ASSETTO ECONOMICO-FINANZIARIO
Il valore dell’indicatore relativo alla spesa sanitaria pubblica pro capite, nel 2014, è pari a 1.707€ (valore nazionale 1.817€). In Sicilia, considerando l’arco temporale 2010-2014, si osserva un trend in costante diminuzione e nell’ultimo anno in esame in controtendenza al valore Italia. A livello nazionale si osserva negli ultimi anni una stabilità dei dati preceduto da un trend in diminuzione. Considerando l’intero periodo temporale nella regione in esame si è registrato una lieve decremento pari a -3,8% (valore nazionale -2,3%).
ASSISTENZA TERRITORIALE
La percentuale di anziani trattati in Assistenza Domiciliare Integrata è, nel 2013, pari a 81,2% (valore nazionale 83,5%). Nel complesso, considerando l’arco temporale 2006-2013, i dati della Sicilia risultano tutti minori rispetto ai dati nazionali. Da evidenziare è la diminuzione registrata nel 2009 a cui è seguito un trend in aumento. A livello nazionale si osserva un andamento alquanto stabile a partire dal 2010. Considerando l’intero periodo temporale, in Sicilia non si è registrata alcuna variazione di rilievo (-0,1% vs valore nazionale -1,5%).
ASSISTENZA FARMACEUTICA TERRITORIALE
In Sicilia, il consumo di farmaci, nel 2014, è pari a 1.112 DDD/1.000 ab die (valore nazionale 1.039 DDD/1.000 ab die). Nell’arco temporale 2001-2014 si osserva come il trend della Sicilia è molto simile all’andamento nazionale ed i dati risultano tutti maggiori rispetto ai valori italiani. Considerando l’intero periodo temporale, in Sicilia si è registrato un netto aumento pari a +45,0% (+54,2% valore nazionale).
ASSISTENZA OSPEDALIERA
La percentuale di pazienti di età 65 anni ed oltre operati entro 2 giorni per frattura del collo del femore è, nel 2014, pari a 60,4% (valore nazionale 54,9%). Nel periodo 2001-2014, i valori della Sicilia risultano inferiori ai valori Italia, ad eccezione degli ultimi 3 anni, e presentano una netta tendenza all’aumento a partire dal 2011. A livello nazionale, invece, dopo un periodo di stabilità si osserva un trend in aumento iniziato in modo meno marcato nel 2009. Considerando l’intero periodo temporale in Sicilia si è registrato un importantissimo aumento pari a +266,1% (+76,0% valore nazionale).
TRAPIANTI
In Sicilia i donatori utilizzati, nel 2013, sono 55 (valore nazionale 1.102). Considerando l’arco temporale 2005-2013 i donatori sono aumentati (+66,7%). A livello nazionale si registra, invece, una lieve diminuzione (-1,4%).
Fonti:
- http://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=39001
- http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato3102830.pdf