Come ogni anno nel periodo estivo il Circolo di Cultura di Sciacca propone la mostra dal titolo “In Memory” per ricordare artisti scomparsi che hanno segnato il mondo dell’arte del nostro territorio. Quest’anno la mostra, che ha avuto inizio lo scorso 7 agosto, è dedicata a Vincenzo Nucci, uno dei più grandi pittori del panorama italiano, cui è stata intitolata la nuova Sala della Cultura del Circolo. L’esposizione di 20 pastelli del pittore nostro concittadino potrà essere ammirata sino al prossimo 20 agosto.
Ci piace ricordare Vincenzo Nucci e le sue opere con le parole di Francesca Bonazzoli:
Nucci, nei paesaggi la memoria dei sensi.
Un profumo d’estate mediterranea esala dalle tele di Vincenzo Nucci (Sciacca, 1941). Di pomeriggi assolati in cui la luce accecante copre di un velo sfuocato le colline e la vecchia masseria. Sembra di vederle oscillare, lontano, nella calura, come un miraggio nei deserti africani. Ma anche quando il paesaggio dipinge di toni più freddi – di blu alla sera o di malva nell’ora silenziosa dell’ aurora – la visione rimane fluttuante, come fosse dipinta dietro un vetro polveroso o umido di pioggia. Non esistono contorni netti perché la luce fa vibrare i colori facendoli impercettibilmente trapassare l’uno nell’altro. E un po’ come Monet guardava lo stagno delle ninfee, che Nucci osserva il paesaggio siculo. Come Monet che, nelle “Cattedrali di Rouen”, spiava i diversi aspetti di luce sulla facciata della chiesa, così Nucci scruta ogni sfumatura con cui il giorno colora i muri dell’antica casa padronale. Che strano e decadente fascino emana da quelle case di campagna patrizie e baroccheggianti – la balaustra a colonnine sul tetto – che bene entrerebbero in una scenografia per il Gattopardo di Visconti. E, ancora, da quelle palme increspate da una leggerissima brezza, che fanno pensare al Nord Africa. E poi gli odori e i rumori evocati: il frinire assordante delle cicale, il canto notturno dei grilli, il profumo del mirto e del rosmarino. Quadri bellissimi, che risvegliano la memoria dei sensi. Con questi trenta paesaggi (forse più propriamente descrizioni atmosferiche) la mostra testimonia gli ultimi due anni di lavoro del pittore siciliano: oli su tela e carte di piccole dimensioni dipinte a pastello. Due tecniche che richiedono la conoscenza profonda del mestiere, che rifuggono dalla pittura piatta, fredda e senza corpo dei colori acrilici preferiti da tanti pittori contemporanei. Un ritorno alle emozioni.
10 febbraio 1995 – Corriere della Sera
Francesca Bonazzoli