Tra il dire e il fare c’è di mezzo… l’ATI


Nei 12 anni di lotta per l’acqua pubblica, Noi de L’AltraSciacca, ne abbiamo viste di cotte e di crude: sindaci che cambiavano idea come nulla fosse, partiti politici che si spacciavano a favore dell’acqua pubblica e poi appoggiavano i privati, provvedimenti legislativi palesemente votati alla privatizzazione dell’acqua da parte di governi di destra e di sinistra.

Abbiamo lottato per la raccolta di firme del referendum del 2011, quello con cui 27 milioni di Italiani, il 95% dei votanti, hanno detto un chiarissimo “no” alla privatizzazione dell’acqua, salvo poi essere truffati dai vari governi che si sono succeduti che hanno operato nella direzione opposta a quella democraticamente indicata dai Cittadini.

Questa però è ormai storia vecchia e sino a qualche giorno fa, dopo annunci, buoni propositi, interdittive antimafia e risoluzione contrattuale, con il sindaco di Sciacca Francesca Valenti, nominata anche presidente dell’ATI, eravamo fiduciosi circa la possibilità concreta di una prossima futura gestione pubblica dell’acqua in provincia di Agrigento.

Ed ecco le riunioni, gli incontri i convegni e quant’altro, a cui abbiamo partecipato speranzosi, convinti che le scelte operate dal Direttivo dell’ATI sarebbero state conseguenziali alle parole proferite dal presidente dell’ATI in ciascun incontro: “Nel Direttivo prevale l’idea di una società consortile speciale e al suo interno non vi è alcun problema.”.

Sabato scorso, 29 giugno, scopriamo invece che la scelta operata dal direttivo è stata una S.p.A.!

Ora, che i “politici” pensino che i Cittadini siano utili solo al momento del voto e che quindi si possano ingannare con artifici linguistici, è risaputo, che lo si faccia però con un bene comune come l’acqua è per noi intollerabile e inaccettabile. E lo è ancor di più inaccettabile se viene avallata da una delibera dell’ATI che sa più di inversione a “U” che di scelta ponderata.

Noi, è bene ribadirlo, siamo per una società consortile speciale in quanto:

–          ente di diritto pubblico che non persegue finalità di lucro

–          di proprietà degli enti pubblici che ne fanno parte

–          le sue quote non sono cedibili

–          assunzioni, appalti, acquisizioni, etc. seguono procedure di evidenza pubblica

–          i suoi bilanci devono essere approvati dai Consigli comunali e il suo controllo è anche demandato alla Corte dei Conti.  

La società per azioni invece, per quanto a totale proprietà pubblica, è sempre soggetta a rapportarsi col mercato e con gli istituti di credito, dovrà  presentare bilanci e produrre profitti perché come ribadito da Le Sezioni Unite ( Cass. S.U. n. 3/1993 cit.; S.U. n. 4989/1995 cit.; S.U. n. 2738/1997 cit.. Di recente Cass., S.U., 7799/2005: “La società per azioni con partecipazione pubblica non muta la sua natura di soggetto di diritto privato per il solo fatto che l’ente pubblico ne possegga in tutto o in parte le azioni. Pertanto, se la società partecipata dalla mano pubblica si avvale degli strumenti previsti dal diritto societario, essa non può che essere ritenuta un soggetto di natura privata.”

In parole povere, affidare la gestione dell’acqua a una S.p.A. composta da enti pubblici sarebbe come affidarla a una società che agirebbe con le stesse modalità di un soggetto privato, con l’aggravante che con qualche modifica statutaria potrebbe risultare ‘scalabile’ da veri privati interessati alla speculazione.

Per tali ragioni non accetteremo alcun compromesso che ci riconduca alla truffa del 2011.

Assumersi delle responsabilità amministrative non è cosa semplice, lo sappiamo, e dare soluzioni a problemi complessi non lo è altrettanto, ma dire una cosa e poi farne un’altra non è serio né degno ed è irrispettoso nei confronti di chi, mettendoci la faccia, da anni conduce una battaglia di civiltà e di giustizia sociale.

Si scrive Acqua, si legge Democrazia!

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.