Per dieci anni, comitati, associazioni e sindacati si sono battuti per raggiungere il doppio risultato di cacciare via il gestore del Servizio Idrico Integrato, Girgenti Acque, e ottenere la gestione pubblica del servizio attraverso la creazione dell’Azienda Speciale Consortile. Risultati che, nonostante la diffidenza di tanti, sono stati ottenuti.
Purtroppo, dalla fine di ottobre l’ATI di Agrigento non è stata ancora capace di produrre l’atto costitutivo dell’Azienda Speciale Consortile, necessario per sostituire l’attuale gestione commissariale di Girgenti Acque che rimarrà attiva fino a quando non sarà sostituita dalla nuova società. Tant’è che la gente ancora non crede che Girgenti Acque sia stata cacciata.
Le ragioni dell’impasse sono chiare ed evidenti, ma guai a dirle. Si rischia di essere smentiti un attimo dopo averle esposte, così come probabilmente avverrà dopo che il nostro comitato, Inter.Co.P.A, consegnerà questo comunicato alle stampe.
Forse è il caso di fare cenno di come si è arrivati alla risoluzione del rapporto con Girgenti Acque e la successiva scelta dell’Azienda Speciale Consortile.
“L’unanimità” del voto con cui i sindaci hanno deliberato la risoluzione del rapporto con Girgenti Acque si è ottenuta anche per via dell’Interdittiva Prefettizia, senza la quale indubbiamente si sarebbe comunque proceduto alla risoluzione perché era già stata avviata precedentemente, ma certamente con tempi che non sarebbero stati quelli che conosciamo, e quasi certamente non con l’unanimità dei voti. Anche sulla delibera della costituzione dell’Azienda Speciale Consortile piuttosto che della Società Per Azioni, la scelta è stata determinata dalla forte pressione esercitata da comitati, associazioni e sindacati, senza la quale i Sindaci certamente avrebbero scelto la Società per Azioni.
Detto questo proviamo a dire le ragioni dell’impasse.
Per noi di Inter.Co.P.A. le ragioni sono due: 1) non sanno come risolvere il problema degli otto comuni che chiedono di continuare, come hanno fatto dal 2007 ad oggi, con la gestione autonoma ai sensi dell’art. 147/bis; 2) i sindaci non sanno come finanziare la nuova società. Sul primo punto, per sgravarsi da responsabilità, hanno affidato al Direttore dell’ATI il compito di verificare se gli otto comuni hanno i requisiti per potere gestire in House l’acqua. Ma purtroppo, ad oggi, gli uffici dell’ATI non hanno ancora un Direttore ma solo un facenti funzioni che indubbiamente non si accollerà l’onere , anche se è vero che le procedure concorsuali per la sua nomina sono state avviate. Per quanto riguarda i finanziamenti che i comuni devono affrontare è semplicemente una questione di “responsabilità”. Le forme e i modi di finanziarsi sono diversi, il punto è che hanno paura di fallire e di non riuscire a creare un Ambito Territoriale virtuoso capace di ottenere risultati come tanti altri ambiti in Italia riescono a ottenere.
Insomma, ogni pretesto è buono per rinviare il problema e non assumersi le responsabilità delle quali farebbero volentieri a meno. C’è da scommettere che le prossime tornate elettorali comunali, che riguardano alcuni comuni di un certo rilievo della nostra provincia, saranno il prossimo pretesto per rinviare. E intanto i cittadini della provincia, ai quali non è concesso utilizzare alcun pretesto, continueranno a subire grossi disagi per disservizi vari e continueranno a pagare bollette tra le più alte d’Italia.
Il coordinatore Inter.Co.PA
Franco Zammuto