Organizza L’AltraSciacca con il patrocinio del Comune di Sciacca
Sabato 20 Novembre 2010 alle ore 18:30
presso l’ex Chiesa di Santa Margherita
in Piazza Carmine a Sciacca
Con la presenza dell’autore Benny Calasanzio e
del dott. Salvatore Vella, Sostituto Procuratore della Repubblica di Palermo.
Moderatore Giuseppe Pantano, giornalista.Ingresso gratuito
Come un cancro diffuso, illegalità e violazione delle leggi non sono prerogativa esclusiva dei politici nostrani. Un nutrito gruppo di colletti bianchi, manager d’azienda, amministratori delegati, costruttori, giornalisti, funzionari dello Stato e della Chiesa, dello spettacolo e dello sport li emula nei medesimi comportamenti. Benny Calasanzio, giovane giornalista free lance, raccoglie e documenta le più eclatanti vicende attuali, ponendo particolare attenzione ai procedimenti che riguardano le pericolose connivenze con Cosa Nostra. Uno spaccato desolante dell’Italia e della sua classe dirigente, denunciato con un’ormai rara passione civile in questi nostri tempi d’individualismo e rincorsa al potere a ogni costo.
Tratto da “Il Fatto Quotidiano” del 24 Ottobre 2010.
L’orgoglio di una classe dirigente: tutti indagati e contenti.
Una foto di gruppo degli uomini e delle donne al timone di questa nazione, che nonostante siano indagati e sotto processo non mollano la presa e rimangono saldamente in sella, il più delle volte fortificati dalla solidarietà dei colleghi. Perché in questo caso la casta di appartenenza si chiude come una sorta di falange impenetrabile, che si autoassolve e si autoconserva.
È il libro di Benny Calasanzio, Sotto processo (Editori Riuniti). Un piccolo horror con protagonisti politici e industriali. Un elenco di “diversamente onesti”, quelli per i quali tacere diventa colludere. Una storia con un finale già scritto: e vissero tutti indagati e contenti.
SOTTO PROCESSO E ME NE VANTO
Politici, imprenditori, eminenze grigie: il “meglio” dell’Italia ha la fedina sporca
di Marco Travaglio
Conosco bene la materia piuttosto maleodorante in cui ha messo le mani Benny Calasanzio scrivendo questo libro. Insieme a Peter Gomez, ho scritto ben tre libri (La Repubblica delle banane, Onorevoli Wanted e Se li conosci li eviti) per fornire ai lettori-elettori le liste di proscrizione (e spesso anche di prescrizione) sui politici da non votare a causa dei loro guai giudiziari, e non solo per questi. Le famigerate “quote marron” del nostro Parlamento, sempre più simile a una comunità di recupero, fra pregiudicati, condannati in via provvisoria, prescritti, imputati, indagati. Ora Benny, giovane giornalista free lance e collaboratore del Fatto Quotidiano, amplia lo spettro d’indagine a tutta la classe dirigente italiana, raccontando le disavventure di magistrati, medici, imprenditori, senza ovviamente dimenticare i politici. Storie molto conosciute (ma da quanti?), come quella dell’eterno imputato e impunito Silvio Berlusconi. Ma anche storie clandestine, come la vicenda di Emilio Riva, patron dell’Ilva di Taranto e socio della Cai-Alitalia, attualmente indagato per imbrattamento, disastro ambientale colposo, avvelenamento colposo di sostanze alimentari e getto pericoloso di cose, ma già nel 1998 condannato per tentata violenza privata (aveva ideato una sorta di ghetto in cui mettere a oziare gli operai anziani e i sindacalisti, così da costringerli a licenziarsi). La tesi del volume, tutt’altro che peregrina, è che in Italia gli scandali scoperchiati dalla magistratura su quanti fanno e/o ispirano le leggi, ma sono i primi a non rispettarle, non suscitano alcuna riprovazione sociale da parte di milioni di persone, che si lasciano derubare e abusare col sorriso sulle labbra o nell’indifferenza generale. Spesso, anzi, votano o simpatizzano per chi li ha rovinati e così gli arresti, gli avvisi di garanzia, i rinvii a giudizio e le condanne fanno curriculum per la carriera politica, manageriale, imprenditoriale, dirigenziale.
IL CONFRONTO con qualunque altra democrazia è imbarazzante e devastante. Barack Obama, appena insediato alla presidenza degli Stati Uniti, rinunciò a tre ministri appena designati nel suo primo governo: Tom Daschle, colpevole di un’evasione fiscale per 120 mila dollari (tasse non pagate per una vettura con autista messa a sua disposizione da una compagnia privata); Nancy Killefer (rea di non aver pagato per un anno e mezzo i contributi alla colf, peraltro poi versati successivamente); e Bill Richardson (oggetto di un’inchiesta per presunta corruzione). In Portogallo, durante una seduta del Parlamento, il ministro dell’economia Manuel Pinho si è rivolto a un deputato dell’opposizione facendo il gesto delle corna: il premier Josè Socrates ha subito definito il gesto del suo ministro “inaccettabile” e ha accolto su due piedi le sue dimissioni. Niente a che vedere con le corna esibite da Berlusconi nel vertice mondiale di Caceres, in Spagna, sul capo del ministro degli esteri spagnolo Josep Piqué: quelle sono manifestazioni di ironia e di simpatia.
COSÌ COME il dito medio continuamente alzato da Umberto Bossi, ministro delle riforme istituzionali e del federalismo, col condimento di qualche pernacchia. Infine, per limitarci solo alla cronaca degli ultimi mesi, la ministra degli interni inglese Jacqui Smith ha rassegnato le dimissioni a causa del marito, che aveva chiesto un rimborso allo Stato per l’affitto di due film porno. Dilettanti allo sbaraglio, al cospetto dei curricula criminali di certi “onorevoli” nostrani, che non mollano la poltrona nemmeno se dietro la porta ronzano le sirene della polizia o dei carabinieri.